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Dalle bombe della Bosnia all’Orlandina, il riscatto di Emir

Sulejmanovic è nato su una pietra nel bosco il 13 luglio del 1995, due giorni dopo il massacro che segnò la Bosnia, ora è tra i 95 migliori giocatori del mondo

CAPO D'ORLANDO. La vita è una palestra in cui allenarsi, fare tesoro delle difficoltà e crescere. Spesso pensiamo non sia facile veicolare questo messaggio ai più giovani che anzi siano totalmente impossibilitati a capirlo. Tra i ragazzi però, non tutti hanno avuto la possibilità di sbagliare o scegliere i modi e i tempi con cui maturare. Pensiamo, soprattutto in Italia, che debbano farsi le ossa sul campo, ma le storie che hanno alle spalle possono essere più dure di qualsiasi cazziatone in allenamento.

Emir Sulejmanovic è uno di questi. Ha firmato un contratto pluriennale con uno dei club di maggior prestigio al mondo, l’FC Barcelona, ed è inserito tra i ’95 più promettenti dell’intero pianeta, ha tanta strada ancora davanti, ma non ha voglia di dimenticare quella percorsa.

Ogni stella conosce il suo destino già dalla nascita. Emir è nato su una pietra nel bosco il 13 luglio del 1995, due giorni dopo l’inizio del massacro di Srebrenica (Bosnia), oggi riconosciuto come il più sanguinoso sterminio di massa perpetrato dopo la Seconda Guerra Mondiale (8372 morti, esclusi i tantissimi dispersi).

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