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Messina tra i fulmini giudiziari e un ripescaggio impossibile

Per risalire dalla serie D grazie alle irregolarità finanziarie altrui servirebbe un milione: il vertice del club pronto a lasciare non lo ha. Negate le «combine»

MESSINA. Fiducia e rassegnazione. Stati d’animo contrastanti che coesistono in casa Messina. La fiducia è legata all’inchiesta sul calcio scommesse. La società ha la convinzione di poter dimostrare la propria estraneità alle contestazioni. Gli interrogatori di garanzia degli arrestati e le dichiarazioni dei tre indagati del Messina (il presidente Lo Monaco, il diesse Ferrigno e l’ad Failla) serviranno a far luce sulla vicenda della presunta combine di Messina-Ischia. I vertici della società giallorossa negano categoricamente ogni addebito. Le telefonate intercettate — dicono — sono prive di riferimenti diretti e sono legate a discorsi di mercato già avviati.

Insomma, il Messina si sente sereno, perché dice di avere la coscienza pulita. Il tempo dirà se è davvero così. Accanto alla fiducia nel lavoro della magistratura e nella possibilità di uscire puliti da questa brutta storia, però, i dirigenti giallorossi hanno anche preso atto dell’impossibilità di accedere al ripescaggio in Lega Pro. I criteri imposti dal Consiglio federale (nonostante la disapprovazione dell’intera Terza serie) hanno di fatto ridotto al minimo il lotto delle squadre pronte ad approfittare di eventuali rinunce o fallimenti.

 

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