GIARDINI NAXOS. A Giardini Naxos oggi pomeriggio è in programma il corteo degli antagonisti. La popolazione e soprattutto i commercianti vivono nel terrore di una possibile devastazione e hanno chiuso le attività, proteggendo le vetrine con assi di legno e lastre di spessa lamiera.
Nel giorno in cui si è aperto il G7 gli operatori economici dei due centri interessati dai lavori del vertice e dalle manifestazioni di protesta si sono posti in modo opposto e polemico: mentre per Taormina sono state stanziati fondi per i lavori e numerosi benefici giungeranno anche in futuro in considerazione della risonanza mondiale dell'evento, a Giardini Naxos i cittadini lamentano di avere ottenuto solamente disagi e danno economico per i timori di un possibile corteo violento.
Il sindaco ha quindi deciso di firmare un'ordinanza di chiusura di ogni attività, scuole e uffici, per tutta la giornata di oggi, quando il corteo dei manifestanti sfilerà sul lungomare a partire dalle 15.
Il corteo dei "No G7" percorrerà il lungomare proprio mentre i potenti della terra tireranno le fila dei due giorni di vertice. Timori che, stando almeno al primo atto formale del controvertice, la conferenza stampa di presentazione del corteo, sembrerebbero del tutto infondati: in piazza Municipio c'erano cento giornalisti, 50 uomini della Digos e dieci attivisti.
Lo dicono anche gli stessi organizzatori, che hanno più volte spiegato le loro ragioni ai cittadini di Naxos e che attendono non più di 3.500 persone in piazza. "La gente non deve aver paura - ripete cento volte Gianmarco Catalano, della rete No G7 - il clima di tensione è stato creato ad arte contro di noi nel tentativo di spostare l'attenzione dei media e non parlare dei temi veri: il potere dei grandi, la militarizzazione di tutta la costa ionica che va avanti da mesi, il cimitero e l'ospedale chiusi, la fame del mondo, la morte dei migranti. Il G7 passerà e sul terreno resteranno tutti i problemi di questa terra".
Se ha ragione lui o chi si barrica, lo si saprà solo a corteo concluso. Quello che nessuno può escludere è che qualcuno, come spesso accaduto, possa tentare di utilizzare le istanze della maggioranza dei manifestanti pacifici per arrivare allo scontro con le forze dell'ordine.
Anche per questo, nelle ultime ore sono stati bonificati nuovamente cassonetti, cassette delle poste, tombini e anche terrazzi lungo il percorso del corteo. Le ultime informazioni di intelligence e forze di polizia dicono che i manifestanti sono divisi tra loro e che non dovrebbe arrivare a Taormina un consistente numero di soggetti pericolosi e in grado di 'spaccare' il corteo.
Anche dall'estero, le presenze dovrebbero ridursi a non più di qualche decina di olandesi e tedeschi, mentre i 150 attivisti dei centri sociali napoletani in arrivo in nave sono stati monitorati fin dalla partenza. "E' chiaro - hanno sottolineato - che non accetteremo nessun tipo di limitazione del diritto al dissenso e di parola, che proveremo a garantire in maniera determinata".
La linea che terranno le forze dell'ordine invece è chiara da mesi e lo stesso capo della Polizia Franco Gabrielli lo ha ribadito nei giorni scorsi. "Il dissenso è una delle ricchezze della democrazia, perché è giusto che chi non concorda con certe posizioni possa e debba manifestare il proprio dissenso. Ma reprimeremo tutti quelli che pensano che la violenza sia l'unico strumento per manifestare il proprio dissenso".
Nella direttiva ad hoc per il G7, un intero capitolo è dedicato proprio alla gestione della piazza. Si parte da un punto fermo: prevenire ogni forma di "contestazione ravvicinata, invasiva e lesiva delle libertà garantite". L'azione dovrà dunque essere improntata a "criteri di equilibrio e proporzionalità", cercando di essere il "meno invasiva possibile". Significa che le forze dell'ordine saranno visibili il meno possibile e si tenterà il dialogo fino alla fine. L'input è dunque quello di garantire a tutti la possibilità di manifestare e di esprimere liberamente il proprio dissenso, anche in maniera dura, ma senza permettere a nessuno di valicare i limiti consentiti dalla legge e dalla Costituzione, compiendo atti di violenza.
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