Messina

Lunedì 18 Novembre 2024

«Bancarotta in famiglia», arrestato il sindaco di Montagnareale

Rosario Sidoti, sindaco di Montagnareale
Anna Sidoti, sorella di Rosario ed ex sindaco
 
 

Un sistema criminale con al centro un sindaco e nove componenti della sua famiglia, dalla mamma alla suocera. È stato scoperto in provincia di Messina. Contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata a bancarotte fraudolente, tentata indebita percezione di finanziamenti pubblici e riciclaggio. Dieci le misure cautelari eseguite e tra i destinatari c'è il sindaco di Montagnareale, Rosario Sidoti, posto agli arresti domiciliari; suoi complici 9 membri della famiglia (i genitori, la moglie, la suocera, la figlia, le due sorelle, un cognato e una cugina) raggiunti dal divieto di esercitare imprese o uffici direttivi di persone giuridiche per dodici mesi. Sequestrati beni per un valore complessivo di circa 3,5 milioni di euro. I finanzieri del comando provinciale di Messina, coordinati dalla procura della Repubblica di Patti, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip, dopo complessi indagini, intercettazioni telefoniche, ricostruzioni documentali, e accertamenti bancari. E’ emerso come nel piccolo centro della fascia tirrenica messinese di Montagnareale operasse una strutturata associazione criminale, capeggiata dal sindaco e composta dalla famiglia, specializzata in bancarotte fraudolente e tentativi di accaparramento di ingenti finanziamenti pubblici regionali e comunali. Il primo cittadino, insieme ai suoi congiunti, sarebbe stato al centro di un fittissimo reticolato societario, composto da sette società, con sede a Montagnareale, Barcellona Pozzo di Gotto e Librizzi, attive in svariati settori commerciali, dalla costruzione di edifici e strade alla compravendita di beni immobili, sino allo svolgimento di attività ricettiva, di cui tre fallite e progressivamente svuotate dei rispettivi patrimoni a favore di altre società consorelle, appartenenti al medesimo gruppo, ovvero dei membri della famiglia indagata. Lo schema criminale, definito dal giudice «estremamente sofisticato, molto elaborato, consolidato, ripetitivo, efficace e assai remunerativo», aveva la finalità non solo di determinare le bancarotte e di compiere operazioni di reimpiego dei patrimoni, ma anche di intercettare cospicui finanziamenti pubblici, concessi dal comune di Montagnareale e dal vicino comune di Librizzi o da enti regionali. Le nuove società, raccoglievano il «testimone» da quelle fallite, proseguendo ad operare sul mercato sempre riproponendo i medesimi illeciti metodi di gestione e con le medesime finalità: un sistema definibile «a staffetta». Il gip ha anche disposto il sequestro delle somme presenti sui conti correnti di quattro degli indagati, per l’ammontare complessivo di 2,5 milioni di euro, e di tre 3 unità immobiliari, del valore stimato di un milione di euro a Librizzi e Taormina.

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