Messina

Venerdì 03 Maggio 2024

Nebrodi, così la mafia lucrava sui contributi europei: ecco tutte le condanne

Giuseppe Antoci era in aula al momento della lettura della sentenza
Maurizio De Lucia

Pene per complessivi 6 secoli di carcere, 91 imputati condannati, dieci assolti, decine di aziende e società confiscate per un valore di milioni di euro. È una sentenza durissima quella pronunciata a notte fonda dal tribunale di Patti nei confronti della mafia dei Nebrodi, le cosche del Messinese che oltre a controllare i terreni agricoli e i pascoli della zona avrebbero messo a segno una truffa milionaria ai danni della Ue. Un maxiprocesso con 101 imputati, celebrato in tempi record, scaturito dall’Operazione «Nebrodi» che ha sgominato i clan della fascia tirrenica del messinese, quello dei Batanesi e quello dei Bontempo Scavo. I giudici del tribunale sono rimasti in camera di consiglio per una settimana. La Dda di Messina ha impiegato 20 mesi per ricostruire l'organigramma dei clan svelando la complicità di prestanome e insospettabili professionisti. La «mafia dei pascoli» non c'è più, hanno sostenuto i pm. Al suo posto c'è una organizzazione imprenditoriale al passo coi tempi, capace di sfruttare le potenzialità offerte dall’Unione Europea all’agricoltura. Prevalentemente su base familiare, in rapporti con Cosa nostra palermitana e catanese, la mafia dei Nebrodi ha continuato a usare vecchi metodi come la minaccia e la violenza, ma i taglieggiamenti spesso erano finalizzati all’accaparramento di terreni, la cui disponibilità è presupposto per accedere ai contributi comunitari. Gli inquirenti hanno anche accertato che il denaro illecito transitava spesso su conti esteri, per poi «rientrare in Italia, attraverso complesse e vorticose movimentazioni economiche, finalizzate a farne perdere le tracce». I clan grazie all’aiuto di professionisti puntavano all’accaparramento di utili, infiltrandosi in settori strategici dell’economia legale e - spiegò il gip - «depredandolo di ingentissime risorse». Sotto processo c'erano i capi clan dei Batanesi e dei Bontempo Scavo. A fiutare l’affare milionario sono stati loro che, anche grazie all’aiuto di un notaio e di funzionari dei Centri Commerciali Agricoli che istruiscono le pratiche per l'accesso ai contributi europei, hanno incassato fiumi di denaro sbancando le casse dell’Agea. Parti civili nel processo l'assessorato regionale Territorio ambiente, le associazioni Addiopizzo e Sos imprese, il Parco dei Nebrodi, il centro studio Pio Lo Torre, l’Agea, il Comune di Tortorici. Le indagini sono state inizialmente avviate su input anche dall’ex procuratore capo di Messina Maurizio De Lucia ora procuratore a Palermo. In aula ad assistere alla lettura della sentenza anche Giuseppe Antoci, presidente della Fondazione Caponnetto ed ex presidente del Parco dei Nebrodi, sfuggito miracolosamente a un agguato nel 2016. Era stato lui a denunciare il rischio che le mani dei clan arrivassero ai fondi europei. «È un momento importante - ha commentato -. Abbiamo fatto quello che andava fatto, abbiamo superato il silenzio e abbiamo fatto capire che i fondi europei dovevano andare solo alle persone per bene e non ai capimafia».

Le condanne

30 anni Aurelio Salvatore Faranda 25 anni e 7 mesi Sebastiano Bontempo detto «biondino» 21 anni e 8 mesi Vincenzo Galati Giordano (classe '69) 17 anni e mezzo Carolina Coci 16 anni e 4 mesi Giuseppe Costanzo Zammataro (classe '82) 15 anni e mezzo Calogero Barbagiovanni 13 anni e 7 mesi Sebastiano Craxi 13 anni e 4 mesi Pasqualino Agostino Ninone 12 anni Salvatore Bontempo Giuseppe Costanzo Zammataro (classe '85) 11 anni e 10 mesi Antonia Strangio 11 anni e 8 mesi Pietro Lombardo Facciale 11 anni e 2 mesi Ivan Conti Taguali 11 anni Massimo Giuseppe Faranda 10 anni e mezzo Sebastiano Destro Mignino 10 anni e 3 mesi Giovanni Vecchio 10 anni Salvatore Calà Lesina Gino Calcò Labruzzo Alfred Hila Francesco Protopapa 9 anni e 10 mesi Lucio Attilio Rosario Crascì 9 anni e mezzo Antonino Agostino Marino 7 anni e 8 mesi Rita Armeli Moccia 7 anni e 4 mesi Sebastiano Armeli 7 anni Mario Gulino 6 anni e 11 mesi Marinella Di Marco 6 anni e 8 mesi Rosario Marino Giuseppe Natoli 6 anni e mezzo Sebastiano Bontempo Scavo Sebastiano Crascì 6 anni e 2 mesi Emanuele Antonino Faranda Gaetano Faranda Emanuele Galati Sardo 6 anni Valentina Costanzo Zammataro 5 anni e 10 mesi Jessica Coci 5 anni e 8 mesi Carmelino Zingales 5 anni e mezzo Rosa Maria Lupica Spagnolo 5 anni e 4 mesi Salvatore Armeli Moccia Antonino Faranda 5 anni e 2 mesi Elena Pruiti 5 anni Massimo Costantini Giuseppe Costanzo Zammataro (classe '50) 4 anni e 10 mesi Salvatore Dell’Albani Daniele Galati Pricchia Antonino Angelo Paterniti Barbino 4 anni e 8 mesi Rosaria Coci 4 anni e 4 mesi Sebastiano Coci Giusy Conti Pasquarello Antonina Costanzo Zammataro Katia Crascì Santo Massaro Galati 4 anni e 2 mesi Roberta Linares 4 anni Gino Bontempo Maria Chiara Calabrese Antonino Caputo Barbara Crascì Davide Faranda Vincenzo Galati Giordano (classe '58) Giuseppe Scinardo Tenghi 3 anni e 10 mesi Giuseppe Armeli Moccia 3 anni e 8 mesi Francesca Lupica Spagnolo 3 anni e mezzo Massimo Pirriatore Danilo Rizzo Scaccia 3 anni e 4 mesi Giuseppe Bontempo Antonino Calì Giuseppe Carcione Salvatore Antonino Crascì Maurizio Di Stefano Giuseppina Scinardo Angelica Giusy Spadaro 3 anni e 2 mesi Loretta Costanzo Zammataro 3 anni Denise Conti Mica Claudia Costanzo Zammataro Romina Costanzo Zammataro Mancuso Catarinella Fabio Mancuso Cristoforo Mirko Talamo 2 anni e 2 mesi Laura Arcodia Giuseppe Spasaro 2 anni Sara Maria Crimi Pietro Di Bella Angelamaria Reale 2 anni (pena sospesa) Alessio Bontempo Giuseppe Ferrera Valentina Foti

Le assoluzioni

Tante le assoluzioni parziali per i condannati, mentre vengono assolti totalmente dieci persone Lucrezia Bontempo Sebastiana Calà Campana Andrea Caputo Rosa Maria Faranda Innocenzo Floridia Giuseppina Gliozzo Giuseppe Natoli Elisabetta Scinardo Tenghi Salvatore Terranova Prescrizione totale per Giovanni Bontempo

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