Le storie, la denuncia, la disperazione e la speranza: voci di donne in prima linea a Messina
Dare voce alle donne in prima linea per alimentare il dibattito e la riflessione sulla difficoltà, ancora oggi, di affermazione della figura femminile nel mondo, sia nella società del benessere come la nostra ancora pervasa da stereotipi e pregiudizi, sia in società estreme dove vengono messi in atto e legalizzati gravi violazioni di diritti umani nei confronti della donna. La Cisl Messina e il suo Coordinamento Donne hanno messo insieme storie di vita esemplari e toccanti in cui le donne si sono raccontate senza filtri, suscitando anche commozione e rendendo partecipi tutti i partecipanti del loro vissuto. Un cortometraggio realizzato dai ragazzi della IV B del Liceo Archimede, con la regia di Piergiorgio Rizzo, ha aperto la mattinata aprendo uno squarcio su quella che è la violenza di genere. Rui, Cristina, Mary, Elaha, Elahesadat, Cristina hanno invece aperto il cuore e le menti di una mattinata intensa sotto il profilo delle emozioni. «Un appuntamento – ha detto introducendo i lavori la segretaria confederale Cettina Pizzo – che va in linea con il nostro impegno in continuità con quello che è l’impegno dell’8 marzo. Parlare di donne e di diritti sempre, non solo in quel giorno». Tra le protagoniste dell’incontro la scrittrice Giusy Arimatea che ha narrato nel suo libro “Di donne, di ieri”, le storie delle donne che hanno superato i pregiudizi della loro epoca diventando un esempio di indipendenza e di forza che si può trarre da essa. «Nel mio cuore volevo tracciare un percorso al femminile fatto di quei tanti piccoli tasselli che hanno costituito la nostra società, 100 anni di storia al femminile. Una delle storie a cui sono legata è quella di Franca Viola». La violazione dei diritti delle donne è stato il fulcro, invece, dell’intervento dell’avvocata Adelaide Merendino, esperta del diritto di immigrazione. «C’è l’esigenza – ha spiegato - di affermare il principio delle pari opportunità in tanti paesi del mondo. Nella nostra costituzione è scritto ma ci sono 54 paesi, i più poveri, dove le donne non hanno voce e sono costrette a fuggire. Dove una donna abusata deve subire l’ulteriore violenza di vivere con chi l’ha violentata. E poi c’è il fenomeno delle spose bambine. Nel mondo c’è un miliardo di donne senza voce». Uno dei temi è quello dell’istruzione, dello studio. E piena di suspense è stato il racconto di Ranali Warnakulasuriya, responsabile del Coordinamento Donne Cisl Messina. «A volte non ci rendiamo conto dei diritti che abbiamo. C’era una ragazza, una bambina, in Pakistan, con un padre che la incitava a studiare. Era un professore e quando nel 2007 iniziò la guerra con i talebani che portò restrizioni e limitazioni protestava per consentire alle donne di poter studiare. Questa bambina lo seguiva, poi aprì un blog con un nome in incognito per denunciare cosa stesse avvenendo. Nel 2012, a guerra conclusa, il 9 ottobre, un ufficiale salì sul pullmino scolastico, la chiamò per noi e le sparò. Quella bimba fu portata in Gran Bretagna, rimase in coma per diverso tempo, gli dovettero ricostruzioni il cranio e l’apparato uditivo ma, una volta ripresa, ricominciò a studiare. Nel 2014 parlò a New York, alle Nazioni Unite. Quella bimba era Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace 2014. Per me, un faro, un modello da seguire». Ma sono state le testimonianze di giovani donne che a Messina hanno trovato la loro via ad emozionare. Da Rui che ha ricordato come i genitori «arrivarono dalla Cina a piedi, da clandestini. Io non sapevo nemmeno che faccia avessero sino ai 13 anni, però una volta arrivata qui mi hanno dato la possibilità di scegliere, cosa che altre mie connazionali non hanno». «Bisogna avere il coraggio di fare un passo in avanti ma anche di chiedere aiuto, non bisogna vergognarsi», ha aggiunto Rui prima di dare la parola a Cristina, che arriva dallo Srilanka. «Ho studiato lingue, poi sono andata a lavorare a Milano. Adesso vivo a Messina, sono iscritta al secondo anno di Giurisprudenza, lavoro e mi pago le bollette. Non sono stata fortunata con le persone che ho conosciuto ma vivendo in questo paese prendi forza dalle persone che ti sorridono per strada». Il presidente dell’Anolf Cisl, Yohannes Gebrehiwot, ha voluto sottolineare come «in tanti paesi africani, ancora oggi, la donna è un oggetto» mentre Mary Joyce ha ricordato il suo approdo in Cisl. «A 12 anni, studiavamo l’inglese. Poi a 18 ho iniziato a fare volontariato all’Anolf. Studio Giurisprudenza, ho fatto semestre in Spagna. Vivo forse più le discriminazioni da parte dei miei connazionali, ma solo perché ho allargato i miei orizzonti. E mio padre mi ripete sempre “Tu sei tutti i limiti che superi, la tua colonna d’Ercole”». Elaha e Elahesadat, invece, hanno posto l’accento sulle violenze che le donne iraniane sono costrette a subire. Grazie anche al contributo di alcuni video è stato mostrato cosa accade nel loro paese di origine, di come la polizia provi a reprimere la protesta scoppiata nell’ultimo periodo, delle torture che tante donne manifestanti sono costrette a subire. «Andare fuori a studiare, se ti danno il permesso, per molte significa fuggire». Toccante il racconto di Cristina, 34enne moldava, che chiede la parola dal fondo della sala. «Io ricordo i muri di casa pieni di sangue. Mio padre tornava sempre ubriaco ed io crescevo i miei fratelli più piccoli, non ho avuto il diritto di andare a scuola perché dovevo andare in campagna con mia madre. Una notte, con due metri di neve, ho dovuto dormire fuori con mia madre, in un vecchio piumone, per nasconderci da mio padre. Avevo 11 anni. Quanto sangue ho visto…Se fossi rimasta lì non so come mi sarebbe finita». «Questi non sono eventi patinati, le testimonianze fanno riflettere su tutto, cultura, rispetto, democrazia» ha voluto dire subito dopo un commosso segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi. «Queste donne hanno dimostrato di volere fare e come Cisl non vogliamo dare loro solo voce, ma anche aggregare». Gli fa eco la segretaria regionale della Cisl Sicilia, Rosanna Laplaca. «È stata una mattinata intensa dal punto di vista umano ed emotivo. Quando diciamo che 8 marzo è ogni giorno è proprio questo. C’è un lavoro quotidiano a cui siamo tutti noi siamo chiamati per l’autodeterminazione e la dignità».