FICARRA. “Ficarra_Contemporary Divan” è il titolo della mostra inaugurata a Ficarra: momento espositivo finale di un percorso che per oltre tre mesi ha visto avvicendarsi nel paese dei Nebrodi artisti, curatori, direttori di museo, giornalisti, critici, editori provenienti da diversi paesi europei. Una comunità eterogenea di figure del mondo dell’arte che durante tutta l’estate si è integrata alla comunità dei residenti e degli ospiti di Ficarra, paese che da tempo ha attivato un processo di confronto con la cultura contemporanea ancorandolo a due cardini: la condivisione del quotidiano e la progettazione in situ, rese possibili dall’adozione del modello della residenza. Questo processo, che affonda le sue radici negli anni Ottanta, e prima ancora nel 1968, con la costituzione di un gruppo folk inteso come forma politica di intervento nella realtà, è stato il modo con cui questo piccolo centro ha deciso di rispondere al fenomeno dello spopolamento che, come in buona parte della Sicilia, ha segnato nei decenni sia la facies esterna che quella più intima del luogo. Scegliere di approfondire il legame con la cultura contemporanea nelle sue diverse forme ha significato per Ficarra introdurre un’energia costruttiva, sorgiva, capace di trasformare le coscienze attraverso prospettive di conoscenza, rinsaldando il legame tra la propria identità, il proprio bagaglio storico e un’immagine possibile di futuro. Da questi presupposti nel 2007 è nata la Stanza della Seta, fulcro dell’intero progetto Contemporary Divan. Ubicata in una delle sale dello storico Palazzo Milio, la Stanza ha ospitato artisti e intellettuali, facendo sì che potessero risiedere in una condizione di concentrazione, di studio, ma anche di interazione con il corpo vivo del paese. Ed è da questa relazione naturale con la cittadinanza che è nato il Progetto delle Vetrine, altro momento centrale di Contemporary Divan, primo passo per la costituzione di un museo permanente di arte contemporanea diffuso nel tessuto urbano, fruibile a tutte le ore e in tutte le stagioni. Questa mostra, curata dal direttore artistico del progetto Mauro Cappotto, è stata pensata come un display che potesse restituire l’esperienza di una grande officina di idee e di pratiche, un divan contemporaneo in cui stare, incontrarsi, vivere una condizione di ricerca e di riflessione ma soprattutto un grande laboratorio per la produzione artistica, tra siti momunentali, istituzionali, e piccoli studi improvvisati in spazi sottratti ad altri usi. La mostra è stata ordinata attraverso un percorso che si innerva lungo tutto il tessuto urbano, tra opere indoor e interventi outdoor, riunendo le opere di altissimo valore di Lois Weinberger, di Hugo Canoilas e insieme a loro dei venti artisti italiani e stranieri che per molte settimane hanno soggiornato e lavorato coinvolgendo la comunità nella realizzazione dei propri progetti, utilizzando maestranze e materiali locali. Una sorta di caleidoscopico affondo nella Ficarra visibile e “invisibile”, tra testimonianze materiali e percorsi immateriali. Inaugurato alla presenza dell’Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana Antonio Purpura e del Vicepresidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Giuseppe Lupo, il percorso espositivo ha il suo punto di irradiazione nella Stanza della Seta e nelle sale di Palazzo Milio, interessa le 4 Vetrine (la Pescheria, il Vecchio Frantoio, Palazzo Busacca e l’ex Ufficio di collocamento) e raggiunge altri punti del tessuto urbano, dalla piccola chiesa di San Sebastiano allo spettacolare Convento dei Cento Archi, passando per diversi altri ambienti che gli artisti hanno scelto come sedi di lavoro e di esposizione. Ecco tutti i protagonisti del Contemporary Divan di Ficarra e della mostra finale: l’artista portoghese Hugo Canoilas, seguito da Giovanni Iovane; l’austriaco Lois Weinberger, affiancato da Lorand Hegyi; Meris Angioletti, Thomas Knoefel, Mark Kremer, Emmanuelle Lainé, Ana Manso, Marco Pasi, Atlas Projectos (André Romão, Nuno da Luz), Benjamin Valenza, Club Moral (Danny Devos e Anne-Mie Van Kerckhoven), che hanno lavorato con Francesco Lucifora; e ancora Giuseppe Buzzotta, Gabriella Ciancimino, Derek Di Fabio, Tothi Folisi, Genuardi/Ruta, Carmelo Nicotra, Giuseppe Lana, Manuel Scano Larrazabal, Vincenzo Schillaci, Stefania Zocco, che si sono confrontati con Vincenzo Estremo. E ancora, Federico Baronello, che nel ruolo di documentary artist ha seguito tutte le fasi del progetto e ne ha ideato la campagna di comunicazione. Ognuno degli artisti ha lavorato in autonomia, relazionandosi ad uno scenario che gli si proponeva come completamente disponibile, aperto, pronto, trattandosi di un contesto in cui, ormai da anni, ogni artista accolto in residenza viene rispettato e assecondato anche nei casi più impervi, in cui le richieste travalicano l’esperienza ordinaria. A Ficarra, da tempo, l’extraordinarietà dell’arte è un fatto assimilato come momento di massima approssimazione alla vita. Così Hugo Canoilas, che ha risieduto per diverse settimane, ha scelto di realizzare un’opera monumentale in uno dei luoghi più antichi e spettacolari del paese, il Convento dei Cento Archi, per il quale ha realizzato una copertura di tela della navata centrale con un dipinto di oltre 120 mq, che ribaltando il nostro punto di vista sulle cose, mettendo lo spettatore – sulla scorta di Pessoa – nella condizione di chi dal basso, da dentro la terra, guarda al piano della realtà, crea uno straniamento dal quale poter esperire sia la realtà che la pittura da una prospettiva inusuale e inevitabilmente complessa. Lois Weinberger, anch’egli in residenza per un lungo periodo, ha lavorato secondo la sua pratica quarantennale di esplorazione del territorio attraverso, soprattutto, lo studio dei ruderals, di quelle piante spontanee che caratterizzano i luoghi e nei loro percorsi migratori sono in grado di raccontarne la storia. L’artista austriaco ha realizzato delle grandi mappe, una cartografia complessa, ove testo e immagine offrono una visione altra e profonda del paesaggio, ha prodotto una scultura e poi si è impegnato in un intervento all’aperto, dando inizio ad un percorso di osservazione e riflessione all’interno di un rudere che gli è stato donato da Mauro Cappotto, un’opera in progress che ha preso il nome di Via Castello n.1. Anche gli altri 20 artisti hanno lavorato secondo i propri linguaggi e le proprie poetiche, scegliendo le aree di intervento o gli studi in cui operare o le collaborazioni da attivare man mano che la vita cittadina offriva spunti che provenivano ora dalla memoria orale, ora dagli archivi, ora da alcune peculiarità del paesaggio naturale e antropico, e si sono espressi chi attraverso la pittura, chi scegliendo il video, chi privilegiando la pratica performativa o l’intervento scultoreo/oggettuale su scala urbana, chi ancora la ricerca sonora, chi la costruzione di ambienti luminosi complessi, chi il disegno, chi la ricerca e la scrittura, in una varietà di attitudini e di pratiche che ha permesso davvero di dar vita ad una comunità di respiro e di rilevanza straordinari. Rilevanza ulteriormente ribadita da altri due aspetti significativi di Contemporary Divan, l’organizzazione di due convegni sui temi, cruciali, del cibo e del cuore – che hanno visto intervenire figure di primo piano afferenti a varie discipline – e dieci eventi serali dedicati, per la maggior parte, alla scena di ricerca siciliana negli ambiti del teatro e della musica contemporanei. Tutto il progetto, nelle sue tante articolazioni, è da intendersi come il frutto di un modello di rete attivato tra diverse entità e tra figure con specificità differenti, nel desiderio di verificare l’effettiva possibilità di una coralità progettuale e operativa, dell’essere un corpo complesso in grado di dar vita a complessi meccanismi di costruzione culturale. Gli attori che hanno affiancato la Stanza della Seta in questo lungo percorso sono stati la Fondazione Brodbeck e la rivista Arte e Critica, che tra l’altro editerà il catalogo e nel numero autunnale dedicherà uno speciale/inserto all’intero Contemporary Divan.