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Motta d'Affermo, il Rito della Luce diventa itinerante: "Ci sposteremo sull'Etna"

Il Rito della Luce di Antonio Presti rinnova la sua forza emotiva con l’Eresia invisibile della Bellezza e allo stesso tempo è pronto a trasformarsi diventando itinerante per poter rendere questa avventura dell’animo un vero motore per il rilancio dei comuni siciliani che necessitano di nuova linfa per il loro futuro.

Nei tre giorni del Rito della Luce e del Solstizio d’Estate la bellezza si è manifestata attraverso la riflessione e le arti che, dalla musica alla poesia, hanno reso magica l’esperienza vissuta fra l’albergo museo Atelier sul Mare di Castel di Tusa e la Piramide 38° Parallelo di Motta d’Affermo.

Il bianco e la purezza d’animo hanno caratterizzato anche quest’anno il rito e simbolo ne è stata l’inaugurazione della mostra “Noi siamo Bellezza” che ha visto protagonisti i bambini Down, considerati da Antonio Presti la vera essenza della purezza.

Di oltre 5.000 persone il “popolo bianco” che ha partecipato agli eventi e oltre 300 gli artisti coinvolti che hanno reso il Rito un momento di grandissima energia che quest’anno Antonio Presti ha dedicato all’eresia invisibile della bellezza, intesa come momento e atteggiamento per manifestare il valore della differenza. “Bisogna scegliere e praticare l’etica della bellezza e rinnovare il valore del rispetto del bene comune”, ha detto l’artista. “Il prossimo Rito - ha annunciato il suo creatore - si sposterà sull’Etna e nella valle dell’Alcantara per creare un ponte di rinascita dei comuni che hanno necessità di una nuova linfa creativa e culturale per la loro rinascita. Questo, confermando comunque l’apertura della piramide per ogni solstizio d’estate”.

Nei piani dell’artista, che cercherà a breve un confronto con il presidente della Regione Nello Musumeci, c’è anche il desiderio di creare una fondazione mista pubblico privato che possa garantire il futuro della Fiumara d’arte, conservazione delle opere e la sua promozione culturale e turistica. Con la necessità che la pratica della gestione delle stesse rimanga di competenza della Fondazione “perché non sia inficiata - come spiega l’artista - da logiche politiche o pratiche appartenenti alla cultura mafiosa”.

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