La Sicilia è la terza colonia per numero di grifoni in Italia, 300 gli esemplari sui Nebrodi
Sono circa 300 gli esemplari di Gyps fulvus che volano sul parco dei Nebrodi. Sulle Madonie se ne contano 15, mentre 16 esemplari, quelli arrivati qualche settimana fa dalla Spagna, si trovano ancora nella voliera e verranno liberati tra sei mesi. Dopo l’Abruzzo e il Friuli Venezia Giulia, la Sicilia è la terza colonia italiana per numero di grifoni, specie di avvoltoi che rivestono un ruolo importante per l’ambiente essendo considerati gli spazzini della natura. «Il nostro obiettivo - ha detto il commissario straordinario dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia, Salvatore Seminara, durante il convegno sulla storia degli avvoltoi europei - è quello di ripopolare la dorsale che va dalle Madonie ai Nebrodi non soltanto di grifoni, progetto che abbiamo già avviato, ma anche di altre specie come il capovaccaio e il gipeto. È per questo che stiamo coinvolgendo diversi esperti del settore che hanno già esperienza di riproduzione in cattività e di reintroduzione di questi animali selvatici estinti». Al momento ci sono due carnai attivi, uno in contrada Terra dei Poveri ad Isnello, l’altro a Piano Farina, a Petralia Sottana. «La funzione dei due carnai - ha detto il naturalista Antonio Spinnato - non è solo quella di far insediare i grifoni rilasciati in natura, ma anche quella di contribuire alla conservazione dei rapaci necrofagi presenti in Sicilia. Per ora - continua Spinnato - entrambi sono frequentati anche dall’Aquila Reale e potrebbero servire anche per i capovaccai e per i nibbi reali. Intanto, nei prossimi mesi, saranno progettati i primi interventi di restocking del capovaccaio». L’ultima specie di avvoltoio europeo, che si proverà a ripopolare nell’isola, sarà il gipeto storicamente presente sulle Alpi, in Sardegna, in Sicilia (fino alla metà dell’800) e in alcune aree appenniniche. Sulle possibilità di riportare questo esemplare in Sicilia, è intervenuto Josè Tavares, direttore della Vulture Conservation Foundation: «Per realizzare questo progetto è fondamentale che prima di tutto vengano eliminate alcune delle principali minacce dall’ambiente: gli avvelenamenti e il bracconaggio. Un altro problema potrebbe essere anche l’elettrocuzione, l’impatto contro linee elettriche e impianti eolici». Al convegno sono intervenuti anche il docente universitario Bruno Massa, Camillo Sandri, capo dipartimento veterinario del Parco Natura Viva di Bussolengo, Guido Ceccolini, presidente dell’associazione Cerm (Centro rapaci minacciati), Annalisa Guercio, direttore del dipartimento delle attività diagnostiche dell’Izs Sicilia, Annalisa Brucoli dell’associazione Ardea.