STROMBOLI. Lo Stromboli ha ricominciato a farsi vedere e sentire. E’ stato registrato un incremento dell’attività eruttiva nelle ultime settimane sul vulcano. L’ultimo episodio significativo risale allo scorso primo dicembre con una esplosione maggiore, che ha evidenziato la necessità di migliorare la comprensione delle eruzioni esplosive stromboliane e sviluppare nuove tecniche per il monitoraggio dei vulcani attivi.
L'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) anche quest'anno ha svolto l'esperimento multiparametrico Broadband acquisition and imaging operation, detto Bacio 2017, organizzato a Stromboli dal Laboratorio alte pressioni alte temperature di geofisica e vulcanologia sperimentali (Hpht).
E’ stato verificato dagli studiosi che le modificazioni morfologiche sono avvenute nell'area dei crateri del vulcano eoliano, a distanza di un anno dal precedente esperimento, l’attività vulcanica alle bocche attive e le dimensioni.
Come nelle precedenti edizioni l'esperimento, coordinato dal vulcanologo Ingv, Jacopo Taddeucci, ha visto la partecipazione di circa 30 ricercatori italiani e stranieri provenienti da 5 università d’ Italia, Germania, Regno Unito, Usa.
Tra le novità di quest'anno, la presenza di ricercatori nel settore meteorologico che hanno effettuato rilievi sul campo elettrico connesso all'attività vulcanica. Per le misure in atmosfera sopra il vulcano, sono stati utilizzati palloni sonda, attrezzati con sensori per la misura nella nube vulcanica di vari parametri, quali temperatura, umidità, concentrazione di cenere e campo elettrico.
Per osservare in dettaglio le esplosioni dello Stromboli sono state impiegate quattro telecamere ad alta velocità e ad alta risoluzione e due telecamere termiche sincronizzate. E' stato possibile osservare, da distanza ravvicinata, le bocche attive e altre zone del vulcano altrimenti irraggiungibili per i pericoli connessi all'attività esplosiva dello Stromboli.
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