Messina

Mercoledì 18 Dicembre 2024

Nebrodi, storia di un'inchiesta che ha svelato l'interesse della mafia sui fondi europei

Il maxiprocesso Nebrodi è il risultato della imponente operazione condotta contro il clan dei pascoli dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, scattata il 15 gennaio 2020 con 94 arresti (48 in carcere e 46 ai domiciliari) e il sequestro di 151 imprese, conti correnti e rapporti finanziari. Al centro gli assetti dei clan tortoriciani, ma anche il business dei contributi comunitari in agricoltura concessi dall’Agea, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura. L’accusa aveva formulato per i 101 imputati richieste per complessivi 1.045 anni di carcere e 30 milioni di euro di confische. Intorno al mezzanotte i giudici, dopo una lunga camera di consiglio iniziata lunedì 24, hanno terminato di leggere la poderosa sentenza: circa un’ora per elencare le 91 condanne per oltre 600 anni di carcere e le 10 assoluzioni. Associazione per delinquere di stampo mafioso, danneggiamento a seguito di incendio, uso di sigilli e strumenti contraffatti, falso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, truffa aggravata i reati contestati a vario titolo. Il processo scaturisce dai risultati delle indagini svolte nel territorio dei Nebrodi dal Gico della guardia di finanza di Messina e dai carabinieri del Ros e del Comando Tutela agroalimentare, che da un lato hanno ricostruito il nuovo assetto del clan dei Batanesi, operante nella zona di Tortorici, dall’altro si sono concentrate sulla costola del clan dei Bontempo Scavo. Si trattò di una delle più vaste operazioni antimafia eseguite in Sicilia e la più poderose sul versante dei fondi europei dell’agricoltura in mano alle mafie mai eseguita in Italia e all’estero. Un meccanismo interrotto dal «protocollo Antoci», poi recepito nel nuovo Codice antimafia e votato in Parlamento il 27 settembre 2015. L’ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, oggi presidente onorario della Fondazione Caponnetto, ha rischiato la vita in un attentato mafioso nel 2016. L’inchiesta ha fatto luce sugli interessi dei gruppi mafiosi sui contributi comunitari concessi dall’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura portando alla luce il business delle truffe sui fondi destinati all’agricoltura. In particolare, gli investigatori hanno accertato, che, a partire dal 2013, sarebbero stati percepiti irregolarmente erogazioni pubbliche per oltre 10 milioni di euro. Al termine dell’udienza preliminare, nel dicembre 2020, in 101 furono rinviati a giudizio mentre altri hanno definito la loro posizione con il rito abbreviato, altri ancora hanno patteggiato la pena. Il processo, davanti al Tribunale di Patti, presieduto da Ugo Scavuzzo e composto dai giudici Andrea La Spada e Eleonora Vona si è aperto il 2 marzo 2021 nell’aula bunker del carcere di Gazzi a Messina. A luglio 2022 i pubblici ministeri Vito Di Giorgio, Antonio Carchietti, Fabrizio Monaco e Alessandro Lo Gerfo, al termine della requisitoria, hanno chiesto condanne per un totale di oltre mille anni di carcere. Lo scorso 24 ottobre i giudici, ritornati a Patti, sede naturale del tribunale dopo alcune udienze in trasferta nell’aula bunker a Messina, sono entrati in camera di consiglio. Il video è quello diffuso il 15 gennaio del 2020, in occasione del blitz con 94 arresti

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