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Eolie, avvistata una foca monaca accanto a Strombolicchio

A Stromboli avvistata una foca monaca. Per la biologa romana fondatrice di Filicudi wild life conservation Monica Blasi si tratta di un «evento eccezionale». A notarla sono stati alcuni isolani e anche dei villeggianti che hanno fatto un giro in barca in prossimità di Strombolicchio. All’inizio pensavano ad una tartaruga, poi a un delfino, ma la foca si è subito fatta notare mettendo la testa fuori dall’acqua e non hanno avuto più dubbi (video fornito da Notiziarioeolie.it).

«L’avvistamento di un esemplare di foca monaca Mediterranea nell'isola di Stromboli e poi successivamente a Panarea – spiega la direttrice Blasi - è sicuramente un evento eccezionale. In primo luogo per le rare immagini che la riprendono a galla e poi in fase di immersione, dato che la foca monaca è una specie molto elusiva e spesso diffidente, ma soprattutto perché la foca monaca è una delle specie più minacciate al mondo con un numero di circa 400/500 individui residui tra le isole greche, le coste della Turchia e un piccolo tratto di costa atlantica tra il Marocco e la Mauritania, dichiarata a rischio estinzione entro la fine del secondo millennio durante la conferenza di Rodi nel 1978».

L’esperta aggiunge che «il numero di individui presenti lungo le nostre coste risulta largamente sottostimato ed è per questo che la rete delle segnalazioni e di avvistamenti occasionali è fondamentale per mappare la distribuzione e identificare gli hotspot di presenza della specie».

Per questa specie i mesi di settembre e ottobre coincidono con il picco del periodo riproduttivo e con la nascita dei piccoli che vengono allattati dalla madre per circa 16-17 settimane prima di entrare in acqua. «L'allattamento - spiega Monica Blasi - avviene in genere lungo spiagge isolate o in grotte riparate mentre al di fuori di questo periodo le foche non frequentano solo ambienti costieri ma anche acque aperte compiendo spostamenti di decine di km in poco tempo e pescando a profondità anche molto elevate (fino a 100 metri con apnee anche di 10 minuti)».

La foca monaca si ciba di diverse specie ittiche ma anche di crostacei e molluschi cacciando sia di giorno che di notte. «La creazione di aree protette – conclude la dottoressa Blasi - è l'unica vera soluzione per fermare la drastica riduzione di individui di foca monaca nel Mediterraneo e sperare di potere avere colonie di foca riproduttive, perché no anche in Italia. Che questo avvistamento sia il trampolino di lancio per ricominciare a parlare di area marina protetta alle Isole Eolie».

Alle Eolie, tuttavia, non è la prima volta che viene notata in mare. È già accaduto a Salina, in prossimità della spiaggia di Scario. Sempre a Salina un nuovo avvistamento è avvenuto qualche anno dopo a circa 4 miglia dal Faro ad opera di un pescatore. La notizia era stata diffusa dall’Acquario di Genova dopo che l’informazione era stata verificata dai biologi dell’Istituto di ricerca Aquastudio di Messina.

E che alle Eolie la foca marina sia di casa è anche confermato dalla spettacolare Grotta del Bue Marino di Filicudi che rappresenta uno dei luoghi tra i più visitati dai vacanzieri. Il «Bue marino» è il nome con cui spesso viene chiamata la foca monaca. Anche in Sardegna, a Cala Gonone, il sistema di grotte anticamente popolate di esemplari di foca monaca, è chiamato Grotte del Bue Marino.

 

 

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