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La rapina alla «Carige», indagato nega le accuse

Prova a difendersi Giuseppe Trischitta, arrestato dalla polizia subito dopo un colpo in banca che ha fruttato un bottino di novemila euro

MESSINA. Cerca di difendersi Giuseppe Trischitta, arrestato dalla polizia subito dopo una movimentata rapina alla banca «Carige» di Provinciale. Il colpo ha fruttato un bottino di novemila euro, sparito insieme al complice. Interrogato dal gip Giovanni De Marco, alla presenza del sostituto procuratore della Dda Giuseppe Verzera e del sostituto Diego Capece Minutolo, Trischitta ha fornito una sua versione della rapina, negando alcune delle pesanti accuse che gli sono state contestate come il sequestro di persona a scopo di estorsione ed il tentato omicidio. Trischitta avrebbe respinto l’accusa di aver preso in ostaggio un cliente della banca, il giovane assicuratore si trovava all’uscita e si è avvicinato perché impaurito dalla presenza della polizia, passando poi al colpo esploso contro gli agenti Trischitta avrebbe spiegato che durante la fuga è partito un colpo verso l’alto. Infine avrebbe detto di aver deciso di commettere la rapina per far fronte alle spese mediche per problemi di salute della moglie. Per quanto riguarda il complice Trischitta non lo conoscerebbe. Avrebbe detto di averlo incontrato per strada quella mattina stessa e parlando avevano deciso di rapinare la banca recandosi a Provinciale su uno scooter. Per il momento il gip De Marco ha riservato la decisione sulle istanze di accusa e difesa.

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