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Cgil, allarme in provincia: quindicimila occupati in meno

È l’industria il comparto in maggiore sofferenza. Oceano: «Più a rischio la fascia compresa tra i 18 e i 24 anni»

MESSINA. Continua a scendere l'occupazione in tutta la provincia, donne e giovani possono solo "fuggire", smantellata l'Industria: è quanto emerge dalla relazione della Cgil che ha messo a confronto i dati sul Lavoro nel 2012 rispetto al 2011. I numeri del Terzo Rapporto, illustrati dal segretario provinciale Lillo Oceano, lasciano impietriti. Nel 2012 il tasso di occupazione totale (uomini e donne dai 15 anni in su) si è attestato al 34,32%, con una perdita dello 0,32 % su base annua e ben 10 punti sotto la media nazionale del 44,04%. Complessivamente dal 2007, anno di inizio della crisi, in provincia, l’occupazione è diminuita di 15.449 unità.

La drammatica condizione dei giovani (15/24 anni) è evidente nei dati sull’occupazione che 2011 al 2012, passa dal 13,4 all’11%. Solo un giovane su 10 lavora in provincia di Messina contro il 22% nazionale e quello medio europeo (36%). Anche per coloro i quali hanno ragionevolmente completato un ciclo di studi superiori, i giovani della fascia 25-34 anni, le cose non vanno meglio. Nel 2012 il tasso di occupazione è del 43,3%, 20 punti sotto la media nazionale. Da segnalare in questa fascia d’età un record negativo per le donne che con un tasso di occupazione del 29,8% registrano la forbice più ampia nel confronto col dato nazionale che è si attesta al 54,9%: 25 punti percentuali di differenza.

Tra il 2008 e il 2012 il numero dei dipendenti dell’industria quasi si dimezza passando da 19mila a 10mila. In forte sofferenza anche il settore delle costruzioni che registra un calo di 5mila dipendenti nello stesso arco temporale. Per uscire da questa impasse la Cgil di Messina lancia le sue proposte: "dare supporto e risposte alle imprese in difficoltà o storiche, la cantieristica sia pesante che leggera, i distretti del tessile e della ceramica, le attività manifatturiere il florovivaismo, tutto il settore artigianale; anche il settore pubblico, in particolare quello dei servizi intesi in senso ampio, da quelli di trasporto e gestione del territorio a quelli scolastici e di assistenza, non devono essere sottovalutati e considerati un mero costo: sono risorsa, parte nodale del Pil".

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