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Mafia fra Messina e Catania, confisca
da 28 milioni a un imprenditore

Salvatore Santalucia

MESSINA. Confiscato un patrimonio di oltre 28 milioni di euro all’imprenditore  Salvatore Santalucia, di Roccella Valdemone. Gli investigatori della Dia di Catania e Messina lo considerano il tramite tra le famiglie mafiose del clan Santapaola di Catania, gli esponenti di vertice del clan Brunetto attivo nel versante jonico della provincia etnea e quelli di Barcellona Pozzo di Gotto.

Sono state confiscate quattro aziende, operanti nel settore dell’agricoltura, dell’allevamento, del movimento terra, della produzione di calcestruzzo e delle costruzioni edili, 326 terreni nei comuni di Roccella Valdemone, Gaggi e Castiglione di Sicilia, per un totale di  220 ettari, 23 fabbricati, ventisei  veicoli e vari rapporti finanziari.

Santalucia è indagato per attività criminali legate al controllo degli appalti. L’imprenditore sarebbe stato anche in affari con gli esponenti dei clan catanesi e messinesi per il controllo di attività imprenditoriali legate al movimento terra, la produzione di conglomerato cementizio e quella di energia da fonti rinnovabili.

L’attività imprenditoriale dell'imprenditore avrebbe registrato nel tempo, un’anomala crescita esponenziale, tanto da guadagnarsi tra il 2003 e il 2010, la partnership con la società Eolo Costruzioni S.r.l., impresa del gruppo di Vito Nicastri di Alcamo, leader in Sicilia nella realizzazione delle opere civili dei parchi eolici.

Nicastri è indagato dalla Dia di Messina e Palermo ed è considerato vicino a Matteo Messina Denaro. Anche all’imprenditore di Alcamo è stato confiscato un patrimonio per oltre 1,5 miliardi di euro.

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