MESSINA. Sequestro preventivo di beni da 8 milioni di euro riconducibili a Vincenzo e Pasquale Romeo e Biagio Grasso. I tre sono tra le 28 persone arrestate lo scorso luglio e accusate di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell'attività di giochi e scommesse, riciclaggio e possesso illegale di armi.
Gli inquirenti avrebbero accertato per la prima volta la presenza di una cellula operativa a Messina della famiglia mafiosa di Santapaola di Catania. Il provvedimento, che s’inquadra nella complessiva strategia di contrasto della procura di Messina, guidata da Maurizio De Lucia, colpisce gli assetti societari e beni mobili e immobili.
Il sequestro colpisce quote di imprese attive nei settori di maggiore interesse del gruppo criminale, dagli indagati, perlopiù attraverso compiacenti “prestanome”. Si tratta di sette società del settore immobiliare e dei lavori edili in genere, alcune delle quali interessate a rilevanti interventi di edilizia abitativa, pubblica e privata, due società del settore degli apparecchi da intrattenimento, tre auto, tre immobili a Messina, 17 conti correnti.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti al vertice del gruppo criminale ci sarebbe Vincenzo Romeo, che avrebbe operato sotto la supervisione del padre, Francesco, il cognato Nitto Santapaola, e con la collaborazione dei fratelli Pasquale, Benedetto e Gianluca. L’attività investigativa ha ricostruito l’esistenza del gruppo mafioso capace di relazionarsi proficuamente con professionisti locali ed esponenti della amministrazioni locali, proiettando i propri interessi in diversi settori dell’imprenditoria.
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