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Truffa dei conti correnti da Messina, scoperta la banda che rubava online: 5 arresti

È stata scoperta una banda di cyber criminali che truffavano banche e correntisti. I carabinieri di Messina hanno  dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip su richiesta della Procura guidata da Maurizio De Lucia, a carico di cinque persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla frode informatica, accesso abusivo a sistema informatico o telematico e sostituzione di persona.

Inoltre è stata data esecuzione anche ad un decreto di sequestro preventivo, disposto nei confronti di una trentina di conti correnti e depositi bancari nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di oltre 1,2 milioni.

I carabinieri del comando provinciale di Messina hanno eseguito cinque provvedimenti a carico di: Giuseppe Cesare Tricarico, 37enne di Gioiosa Ionica; Davide Tricarico, 33 anni di Grotteria; Nicola Ameduri, 35enne di Gioiosa Ionica; Nicodemo Porporino, 54enne di Grotteria; Antonello Cancelli, 35enne della provincia dell’Aquila.

Il gruppo di cyber criminali, con base nella fascia ionica reggina e attivo sull’intero territorio nazionale, era specializzato nel sottrarre ingenti somme di denaro da diverse centinaia di conti correnti bancari on line.

Dalle indagini è emerso che i cinque sarebbero stati in grado di modificare, sui principali siti web istituzionali come telemaco infocamere, www.inipec.gov.it, www.registroimprese.it, gli indirizzi di posta elettronica certificata (p.e.c.) di alcuni tra i più noti istituti di credito nazionali ed esteri, sostituendoli con quelli di analoghe caselle di posta certificata, denominate in modo del tutto simile alle originali, appositamente attivate su provider specializzati e intestate a persone ignare o inesistenti.

Nel corso dell’inchiesta è stato accertato che, mediante tale espediente, i pirati informatici sarebbero riusciti ad interporsi tra i titolari dei conti on line e i rispettivi istituti, secondo una modalità di attacco cibernetico nota come “man in the middle” e sarebbero riusciti ad entrare in possesso delle credenziali di accesso ai rapporti finanziari, utilizzando le quali  avrebbero avuto a disposizione una sequenza di operazioni home-banking in favore di ulteriori conti bancari, intestati a ignare vittime di furto d’identità.

I truffatori sarebbero riusciti, per il tramite di alcune camere di commercio alle quali venivano inoltrate richieste di variazione dell’indirizzo pec di alcuni istituti di credito, ad ottenere la sostituzione di quello originale con quello falso, ma da loro attivato. Una volta modificato e pubblicato, il falso recapito web della banca veniva automaticamente aggiornato in tutti i principali elenchi online e anche il registro imprese, Telemaco-infocamere, inipec.it.

Con questo stratagemma i truffatori avrebbero ricevuto la mail del cliente che credeva di contattare la propria banca per rappresentare le proprie necessità per la  chiusura o apertura di conti correnti oppure per successioni dopo la morte e, una volta stabilito il contatto,  avrebbero ottenuto la fiducia delle vittime, inducendole e a fornire le credenziali di accesso e di codici operativi dei conti che avrebbero utilizzato per sottrarre il denaro.

I proventi sottratti sarebbero stati poi riciclati attraverso una sequenza di svariati bonifici effettuati su una serie di conti correnti, aperti fraudolentemente e, in taluni casi, intestati alle stesse ignare vittime.

Qualora le disponibilità presenti sui conti correnti di cui si sarebbero appropriati erano di lieve consistenza,  avrebbero provveduto all’azzeramento del saldo del conto attraverso acquisti di merci su siti di e-commerce, facendosi poi recapitare i beni presso indirizzi di comodo nei comuni di residenza. Inoltre, al fine di rendere più credibile la loro truffa, i truffatori avrebbero creato anche profili facebook intestati alle identità fraudolente e, per renderle più credibili, inserivano foto, curriculum e falsi loghi per spacciarsi per impiegati degli istituto di credito.

Promotore del gruppo sarebbe Giuseppe Cesare Tricarico, coadiuvato dal fratello Davide. I due, nonostante fossero entrambi sottoposti, da tempo, alla misura cautelare degli arresti domiciliari, hanno potuto continuare ad organizzare e promuovere l’attività illecita con l’ausilio di Ameduri.

Proprio Ameduri sarebbe il braccio di Giuseppe Tricarico per conto del quale avrebbe attivato le schede telefoniche indispensabili per compiere i reati, ritirato la corrispondenza, contattato i corrieri che devono recapitare la merce acquistata.

Porporino e Cancelli avrebbero fatto confluire il denaro, dopo i vari passaggi intermedi per ripulirlo, che sarebbe poi stato da loro incassato presso conti correnti a loro intestati e poi girato in contanti a Giuseppe Tricarico.

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