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Sì al riequilibrio, varato piano da "lacrime e sangue"

Dieci anni tra imposte alle stelle e debiti da saldare. Dovrà essere approvato dal ministero dell'economia e poi dalla Corte dei Conti

MESSINA. "Sì" dei revisori dei conti al piano salva comune. Il piano di riequilibrio finanziario del Comune prevede nuovi sacrifici per i messinesi. Dieci anni tra imposte alle stelle e debiti da saldare. Dovrà essere approvato dal ministero dell'economia e poi dalla Corte dei Conti. Le bollette dell'acqua rischiano di aumentare del 100 per cento. I dirigenti del Comune resteranno però a bocca asciutta. Nessun fondo supplementare per i burocrati di palazzo.

Ma andiamo per ordine. Giovedì sera è arrivato il "sì" tanto atteso da parte dei revisori dei conti presieduti da Dario Zaccone. Il Collegio ha preteso però alcuni correttivi. Ha voluto che le partecipate certificassero eventuali crediti o eventuali debiti e ha escluso qualsiasi bonus nei confronti dei dirigenti del Comune minacciando su questo punto parere negativo. Il piano, dopo l'approvazione da parte del consiglio comunale, dovrà essere trasmesso a Roma dove sarà vagliato ai raggi X da una sottocommissione del ministero delle Finanze. Se si dovranno apportare modifiche il Comune avrà trenta giorni di tempo prima di trasmetterlo alla Corte dei conti che dovrà decidere se approvarlo o meno. Solo con il "sì" della Corte, palazzo Zanca, potrà accedere al fondo salva comuni. Ad occhio e croce un prestito da 50 milioni di euro da spalmare in dieci anni. Ma a quale prezzo? Altissimo.

L'Amam, d'ora in poi, dovrà dare al Comune 15 milioni di euro all'anno. Una sorta di canone d'affitto per gli impianti, acquedotti e serbatoi di proprietà comunale. Come dire che le bollette dovranno aumentare del 100 per cento e con il pericolo che l'evasione salga alle stelle. Nel piano trovano posto, su richiesta esplicita dei revisori debiti e crediti nei confronti delle partecipate. L'Amam deve per il passato ben 17 milioni. Per liquidare e sistemare i conti dell'Azienda trasporti occorrono 40 milioni di euro. Per MessinAmbiente 31 milioni. Per l'Ato3 20 milioni. Occorre per forza portare nuove risorse. Nel 2013 dovranno entrare 39 milioni in più. Così, aumenteranno costo dell'acqua e Tares, tassa sui rifiuti. L'Imu resterà alla massima aliquota. Aumenteranno le quote che i messinesi dovranno versare per tutti i cosiddetti servizi non obbligatori: dagli asili nido (i contribuenti dovranno coprire il cinquanta per cento del costo), agli scuolabus, agli impianti sportivi. Aumenterà il costo dei biglietti dei bus. Niente incentivi poi per i 32 dirigenti comunali che stavano per liquidarsi per il 2012 800 mila euro. Avevano dimenticato, secondo i revisori che hanno minacciato di alzare un veto, che la legge non prevede questo premio nel caso in cui il Comune versi in condizioni economiche disastrose. Il caso di palazzo Zanca.

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