MESSINA. La Corte dei conti "boccia" il Comune due volte. Impallinato non solo il conto consuntivo 2011 ma anche il piano di riequilibrio inviato alla sottocommissione ministeriale che si occupa dell’accesso al fondo salva comuni varato dallo Stato.
Secondo alcuni addetti ai lavori il dissesto è ormai inevitabile. Dunque non c’è solo il cartellino giallo sul conto consuntivo 2011 alzato come ogni anno nei confronti di diversi enti, ma quel che è peggio c’è una delibera datata 18 marzo, che riguarda il piano di riequilibrio finanziario chiesto dalla stessa Corte dei conti e indispensabile per accedere al fondo salva comuni dello Stato. La Corte dei conti definisce quel piano di riequilibrio lacunoso e lo dice alla sottocommissione ministeriale che lo sta valutando.
E quindi elenca una serie di inadempienze di va dai debiti fuori bilancio ritenuti eccessivi e difficilmente valutabili ai debiti delle società partecipate, ai crediti inesigibili. La Corte dei conti sul consuntivo 2011 del Comune invece elenca una serie di gravi anomalie riscontrate nella stesura del documento contabile. E rinvia ogni successiva valutazione alla seduta straordinaria del 4 aprile.
La Corte dei conti elenca una serie di gravi inadempienze e di presunte irregolarità commesse nella stesura del documento contabile e nella rendicontazione delle spese. Nell'elenco viene contestato il ritardo con cui il documento è stato approvato, e il ritardo con cui è stato approvato il successivo preventivo 2012. Tra le contestazioni ci sono: lo sforamento del patto di stabilità per oltre 28 milioni di euro, il ricorso sistematico ad anticipazioni di cassa che ha portato ad un indebitamento nei confronti dell'istituto bancario che gestiva il servizio di tesoreria, lo sforamento di cinque dei dieci parametri che si prendono in considerazione nella valutazione del bilancio, l'utilizzo improprio delle spese di rappresentanza, l'enorme mole di debiti fuori bilancio, i crediti messi a bilancio e inesigibili.
La Corte dei conti ha acquisito un enorme carteggio inviato dal collegio dei revisori dei conti presieduto da Dario Zaccone che aveva già evidenziato appena insediato le incongruenze di bilancio. Nella relazione di accompagnamento al consuntivo 2011 dei revisori erano tante le perplessità manifestate: dai pignoramenti per oltre tre milioni, al già noto sforamento del patto di stabilità per 28 milioni al ricorso sistematico alle anticipazioni di cassa, cioè ai prestiti elargiti dalla banca che svolge il servizio di tesoreria:36 milioni di euro al 31 dicembre dello scorso anno. Riflettori puntati anche sulle spese di rappresentanza:168 mila euro nel 2011. Molte secondo i revisori non sarebbero giustificabili.
Tra le tante cose contestate del 2011 c’è il mancato introito di somme dovute. Per i cosiddetti servizi non obbligatori (asili nido, scuola bus) vengono incassati un milione e ne vengono spesi ben quindici. Viene incassato appena il sei per cento quando si dovrebbe incassare: il 36 per cento delle spese. Per il capitolo partecipate a tenere banco c’è la questione Messinambiente. C’è un contenzioso tra Messinambiente e l’Ato sulla gestione dei rifiuti. Una differenza tra dare e avere che ammonta a dodici milioni di euro. Soldi che rischia di dover mettere di tasca propria il Comune. E infine l’Amam, l’azienda meridionale acque che non riesce a incassare ben 18 milioni di bollette.
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