MESSINA. In città ci sarebbero ben 37 mila evasori totali in tema di Tares. Cittadini non censiti dal dipartimento di igiene cittadina e dagli uffici che inviano i bollettini. La denuncia clamorosa è di Mario Intilisano presidente dell'unione nazionale consumatori. Ieri mattina, Intilisano, in conferenza stampa, ha fornito dati sconcertanti dopo aver effettuato una ricerca al Comune e all'agenzia delle entrate. Mentre i contribuenti residenti sarebbero 134 mila coloro che hanno ricevuto i bollettini della Tares o che li riceveranno sono 97 mila. All'appello mancano almeno 37 mila cittadini. "E' come se chi paga - spiega Intilisano - pagasse anche per chi ha avuto la fortuna di non essere inserito negli elenchi". L'Unione consumatori ha invitato tutti però a scegliere la via della trattativa evitando il ricorso alla rivolta fiscale. "L'amministrazione ha detto Intilisano deve rivedere elenchi e calcolo".
Intanto, in tema rifiuti, interviene anche l'avvocato Ninni Giunta presidente provinciale dell'associazione che riunisce i piccoli e medi proprietari di immobili. Secondo Giunta, Messinambiente in primis, ma anche altre partecipate, sarebbero a rischio fallimento. Il perchè lo si capisce, secondo l'avvocato, dalle motivazioni con cui lo scorso anno il tribunale fallimentare ha dichiarato il default dell'Amia di Palermo, la società che cura la raccolta dei rifiuti. Determinante una sentenza della cassazione che stabilisce che anche una partecipata a prevalente capitale pubblico, può fallire. "Tremano - secondo Giunta - Messinambiente, Ato 3 e azienda trasporti".
Una società a prevalenza pubblica, secondo la Cassazione può fallire al pari di una qualsiasi società di diritto privato, in quanto la scelta del legislatore di consentire l'esercizio di determinate attività e servizi di natura pubblica a società di capitale privato comporta anche che queste si assumano il rischio connesso alla loro insolvenza, pena la violazione del principio di concorrenza e di non discriminazione. A rischio in città Messinambiente, Ato 3 e azienda trasporti. Mentre l'Ato 3 però sembra destinata a far traslocare i dipendenti nelle Srr, Messinambiente è ancora alla finestra. E l'azienda trasporti, assediata dai creditori, è in alto mare.
“La Cassazione, spiega l'avvocato Giunta, ha dunque tratto - come logico corollario - che una società a capitale pubblico, il cui statuto non evidenzi "poteri speciali" dell'azionista pubblico (ulteriori rispetto a quelli previsti dal diritto societario), non perda la sua qualità di "imprenditore commerciale fallibile". Il rapporto tra Messinambiente, Comune e Ato3 è al centro di un contenzioso di difficile lettura. I debiti delle due partecipate nei confronti di fornitori e della Tirreno ambiente la società che gestisce la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea ammonterebbero a diverse decine di milioni. Stessa situazione di enorme difficoltà all'Atm.
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