MESSINA. Il Comune sfratta la Lelat, la storica associazione che si occupa di assistenza agli ex tossicodipendenti e a coloro che soffrono un disagio sociale, dall'ex scuola Carlo Meo del rione Mangialupi. Palazzo Zanca ha inviato una lettera in cui si preannuncia che non rinnoverà il contratto di comodato d'uso che scadrà a fine settembre. E comunque palazzo Zanca ente proprietario dell'immobile vorrebbe almeno la metà dell'immobile dove trasferire due scuole elementari della zona attualmente ospitate in locali presi in affitto e dove si pagano cinquecentomila euro all'anno.
Ieri mattina durante la cerimonia per la festa della Liberazione c'è stato un confronto confronto tra la presidente Anna Maria Garufi e il vicesindaco Guido Signorino. "Sarebbe una iattura per la città. I miei operatori appena ho comunicato il contenuto della lettera si sono meravigliati. Mi hanno detto che si sentono sotto il fuoco amico. Abbiamo speso milioni per quella struttura. Trasferirci o chiudere una parte sarebbe come chiudere la porta all'assistenza. Condizione essenziale per l'accreditamento da parte della Regione è proprio l'ampiezza dei locali che si estendono su 2500 metri". Il vicesindaco Signorino ammette l'invio della lettera ma aggiunge: "Nessuno vuole sfrattare la Lelat. Dobbiamo trovare, assieme, soluzioni. Dobbiamo fare i conti con la crisi del comune e con la spending rewiew. L'affitto di locali per due scuole, una materna e una elementare ci costa cinquecentomila euro all'anno. Non possiamo sostenerlo. Per la Lelat si può e si troverà un'altra soluzione".
Per capire quanto sia importante l'associazione basta dare un'occhiata al sito. La «Le.L.A.T.» nasce come associazione di volontariato, con un proprio statuto, nell'ottobre del 1990, in un piccolo pianoterra, studio della psicologa Anna Maria Garufi, presidente e fondatrice dell'associazione. In questi locali viene avviato un programma speciale per tossicodipendenti lavoratori. Dopo una lunga e faticosa ricerca di una sede più adatta allo svolgimento di un programma terapeutico più articolato, nel febbraio del 1994 la Lelat si trasferisce in locali più ampi che le consentono di riaprire l'accoglienza, precedentemente chiusa per l'insufficienza dei locali, e di avviare la comunità diurna. Dopo tre anni trascorsi in questa sede, la Lelat trova finalmente la struttura definitiva nella quale realizzare in ogni sua parte il complesso programma terapeutico elaborato da Anna Maria Garufi. Nel febbraio del 1997, infatti, la comunità si trasferisce in una grande struttura di circa 440 metri quadri distribuiti su due piani, con 1.500 mq di terreno intorno. La comunità si ingrandisce e lo staff operativo viene potenziato al fine di accogliere un numero maggiore di utenti.
La comunità si definisce "terapeutica" in quanto presuppone degli interventi psicoterapici sia individuali sia di gruppo, sia di coppia e familiari, finalizzati alla ristrutturazione della personalità degli ospiti ed alla remissione di eventuali fatti nevrotici. La Lelat può offrire questi interventi perchè dispone di una èquipe di operatori e psicoterapeuti professionalmente riconosciuti. La comunità può ospitare fino a 20 ragazzi in regime semiresidenziale. Possono rivolgersi alla struttura soggetti di ambedue i sessi, alcolisti, tossicodipendenti, sieropositivi, fruitori di droghe leggere, soggetti borderline dediti a varie forme di dipendenza, omosessuali o altri soggetti a rischio di contagio da Hiv. (*ep*)
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