MESSINA. La polizia ha eseguito a Messina un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 persone accusate dell'omicidio del pregiudicato Stefano Marchese avvenuto il 18 febbraio 2005. Le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia hanno consentito di scoprire gli esecutori e i mandanti del delitto. Ulteriori particolari saranno resi noti in una conferenza stampa alle 11 Questura alla quale parteciperà il capo della Procura di Messina, Guido Lo Forte.
LE INDAGINI. Sono Marcello D'Arrigo, 51 anni, Salvatore Irrera detto 'Carrubba', 37, entrambi già detenuti, e Rosario Vinci, 55 anni e Giovannino Vinci, 74 anni già ai domiciliari, le quattro persone destinataria del provvedimento cautelare nell'ambito dell'inchiesta, su mandanti e esecutori dell'uccisione di Stefano Marchese avvenuta il 18 febbraio del 2005 a Messina. L'omicidio, su cui è stata fatta luce nove anni dopo, sarebbe maturato in contrasti tra clan rivali per il controllo del racket delle estorsioni.
Ad accusarli le ultime testimonianze del boss Gaetano Barbera, già condannato in primo grado per l'omicidio Marchese e adesso collaboratore di giustizia. Marchese fu ucciso mentre si trovava nella piazzola del distributore di carburante Esso dell'Annunziata, dove lavorava da qualche mese: un commando lo assassinò con sei colpi di pistola. Un'esecuzione in piena regola che, secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe da inquadrare nella lotta tra clan mafiosi rivali della zona Giostra: quello di Giuseppe Minardi e quello di Gaetano Barbera.
Secondo la Procura di Messina, nonostante si trovasse in carcere, Minardi aveva deciso che una volta tornato in libertà avrebbe fatto di tutto per mettersi contro Barbera e sottrargli il controllo delle estorsioni a Giostra. Barbera avrebbe 'risposto' alle intenzioni del rivale passando ai fatti, e cioè colpendo una delle persone più vicine allo stesso Minardi, Stefano Marchese.
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