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Delitto Marchese a Messina, Irrera condannato a 30 anni

A tirarlo in ballo erano state le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e in particolare dell’ex boss Gaetano Barbera, già condannato per questi fatti

MESSINA. C'è un'altra condanna per l'omicidio di Stefano Marchese, ucciso a pistolettate nell'ambito della guerra di mafia del 2005 tra fazioni rivali che si contendevano il territorio. L'omicidio si verificò nei pressi di un distributore di benzina dell'Annunziata dove il ventisettenne lavorava. Il gup Daniela Urbani ha inflitto 30 anni di reclusione a Salvatore Irrera accusato di guidare la moto che fu utilizzata per compiere il delitto. Secondo l'accusa mentre Gaetano Barbera - nel frattempo diventato collaboratore di giustizia - compiva il delitto, Irrera, detto "Carrubba" lo aspettava sulla moto pronto per la fuga. Il gup non ha accolto la condanna all'ergastolo proposta dal pubblico ministero Liliana Todaro, ma ha comunque inflitto il massimo della pena consentita nel giudizio con le forme del rito abbreviato.

Disposta anche una provvisionale di 15 mila euro per i familiari che si sono costituiti parte civile attraverso l'avvocato Paco Calabrese, più un risarcimento danni da determinare in separata sede. L'avvocato Alessandro Billè che ha difeso Irrera, aveva invece sostenuto l'inattendibilità delle ricostruzioni rese dai collaboratori di giustizia. Quello che si è concluso è solo uno dei processi per l'omicidio Marchese essendo ancora in corso in Corte d'Assise il troncone principale a carico di presunti mandanti e complici. A tirare in ballo Irrera erano state le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia ed in particolare di Gaetano Barbera, ex boss emergente, già condannato per questi fatti che qualche anno fa ha deciso di intraprendere il percorso della collaborazione. Proprio lui aveva parlato ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia dell'omicidio rivelando retroscena, ma anche complici e mandanti.

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