MESSINA. Sedici giorni per un consigliere comunale per ottenere lumi su Messinambiente, un mese per i revisori per avere una lapidaria risposta, peraltro incompleta, sugli esperti e i collaboratori esterni del Comune. L’amministrazione comunale, stando ai numeri, sarebbe allergica alla consegna dei documenti a chi ha il compito di controllare l’operato di palazzo Zanca, Almeno così sembra. Ma andiamo per ordine. Antonella Russo, del Partito democratico, assieme ad altri colleghi ha chiesto di poter avere tutti i provvedimenti varati dalla giunta e dallo stesso commissario liquidatore di Messinambiente Ciacci, in tema di gestione dei rifiuti. Ciacci, per esempio, ha ingaggiato l’esperto Rafhael Rossi: trentamila euro lordi per sei mesi.
Un professionista sulle cui qualità nessuno ha espresso dubbi. Ma il percorso amministrativo secondo i consiglieri è altra cosa e va guardato con attenzione. La consigliera si aspettava di avere le carte in tempo reale così come avviene quando a chiederle sono gli esperti del Comune come Leonardo Termini che sta conducendo un’indagine sulla partecipate per conto del sindaco Renato Accorinti. Invece di tempo ne è passato. E tanto. La richiesta della Russo e dei colleghi porta la data del 27 aprile. Le carte sono state consegnate ieri mattina. Ciacci, commissario liquidatore di Messinambiente, ha interpellato il segretario generale che ha dato il via libera. Ma intanto sono trascorsi sedici giorni.
«Ma perché aspettare - si chiede Antonella Russo che di professione fa l’avvocato- perché interpellare il segretario generale e citare la legge sul diritto d’accesso? Perché non consegnare ogni cosa ai consiglieri che chiedono visto che il loro è proprio un compito di controllo di ispezione e di indirizzo?”. Quasi ad anticipare Antonella Russo, nelle ultime ore, è stato proprio il commissario liquidatore di Messinambiente Ciacci: «Non aspetteremo i trenta giorni che prevede la legge. Consegneremo ogni cosa perché non abbiamo nulla da nascondere. Ogni cosa anzi verrà presto pubblicata sul nostro sito».
C’è poi il capitolo revisori dei conti. I revisori dei conti, presieduti da Dario Zaccone, chiedono i nomi degli esperti e i contratti o le lettere di incarico con i quali questi sono stati presi in carico dal Comune. Due lettere:protocollate con il numero 20 ed il numero 28. alla prima lettera nessuna riposta. Alla seconda quando sono trascorsi almeno trenta giorni una riposta lapidaria dal capo di gabinetto: «Non ci sono impegni di spesa». Nessuna lista, nessun provvedimento in copia. Una risposta che ai revisori non basta visto che avevano chiesto di capire anche il rapporto che lega gli esperti al palazzo. E c’è da giurare che nelle prossime ore parta un’altra missiva. Eppure c’è più di una ragione per dar maggior peso a quanto segnalano o censurano i revisori visto che sono l’unico organo di controllo dal punto di vita contabile che ha voce in capitolo. I revisori dei conti nelle scorse settimane avevano segnalato tra le altre cose al Comune l’irregolarità dell’aumento del monte orario assegnato ai precari passati dalle 18 alle 36 ore settimanali. Le loro segnalazioni sono rimaste inascoltate. Così la Corte dei conti nell’ultima nota inviata all’amministrazione tra le contestazioni da addebitare proprio all’attuale giunta elencano il monte orario assegnato ai contrattisti. E puntano l’indice contro la percentuale di spesa che il Comune riserva al personale. Una percentuale che va ben oltre il tetto massimo consentito dalla legge:il 35 per cento.
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