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Messina, tra Pd e "Genovesiani" il divorzio è vicino

MESSINA. Tra il Pd e la componente Genovese, che in città rappresentava la maggioranza assoluta e che al comune conta su 13 consiglieri, si avvicina il divorzio. La macchina elettorale da guerra della segreteria dell’ex sindaco e tutta la sua corrente non si muoveranno per le prossime europee. Ad intervenire sui media, rompendo un silenzio durato mesi Franco Rinaldi, deputato regionale del Pd e cognato di Genovese. "La concessione dell'autorizzazione a procedere nei confronti di Francantonio Genovese da parte della Camera è stato un atto vile che aveva il solo scopo di raccogliere voti alle prossime elezioni europee". Sulla possibilità che la macchina elettorale di Genovese, che ad ogni appuntamento raccoglieva decine di migliaia di voti, stia totalmente fuori questa volta dall'agone politico, Rinaldi aggiunge: "In questo momento prima di tutto viene la famiglia. Ci sono i problemi determinati da questa situazione. Devo stare accanto a chi sta soffrendo per questa vicenda".
A rincarare la dose Felice Calabrò candidato alla poltrona di sindaco alle ultime amministrative e Giuseppe Santalco consigliere comunale della lista "Felice per Messina" ex assessore comunale della giunta di centrodestra guidata da Giuseppe Buzzanca. Calabrò parla di grave atto politico. "Il nostro partito a livello nazionale ha venduto per una manciata di voti Genovese". E poi aggiunge: "Attenzione, non contesto la scelta ma il momento in cui è stata fatta cioè poco prima delle elezioni europee ed il metodo utilizzato". Santalco, rispetto al futuro dei genovesiani, invece spara a zero: "Se qualcuno crede che noi resteremo fuori dalla politica si sbaglia di grosso. Siamo una forza che in Consiglio comunale conta su tredici consiglieri. Faremo ancora politica nel Pd, come mi auguro, o fuori dal partito. Ho visto acredine anche all'interno del nostro partito nei confronti di Genovese. Acredine che non è giustificata".
Sul caso Genovese ieri è intervenuto anche Alessandro Tinaglia di Reset: "Credo che la questione - scrive Tinaglia - non possa riguardare solo la sfera politica ma, bensì ed inevitabilmente, tutta la società civile che ha l'obbligo di trovare soluzioni alla sindrome di Stoccolma che ha colpito anche la nostra comunità e rispetto alla quale l'esperienza Accorinti, anzi l'opportunità Accorinti, si riempie di innumerevoli significati e responsabilità". Tinaglia poi parla del Pd: "Responsabilità che non reputo meno pesanti attendono il Pd ed il nuovo corso che deciderà di seguire. Nuovo corso che potrà seguire il solco della continuità attraverso piccole modifiche ma con identico approccio speculativo o che potrà, viceversa, proporre un approccio differente che immagini di sostituire un metodo clientelare con il metodo che ispirò la nascita di Reset. Nel 2011, fondato su competenza, merito e cultura del fare. Se vogliamo, dunque, parlare di riforma della legge sulla custodia cautelare o di un modo diametralmente opposto di fare politica io sono disponibile. Per il resto lascio il campo libero ai forcaioli ed agli ex lacchè che cercano di rifarsi una verginità con una dichiarazione o un post sui social network".
Di necessità invece di andare subito al congresso parlano i renziani. "Bisogna innanzitutto - spiega Francesco Palano Quero presidente del quarto quartiere - nominare un commissario. Poi occorre azzerare i tesseramenti e ricominciare da zero. Il Pd ha bisogno di un nuovo corso".

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