MESSINA. La lunga scaletta del mercantile "Saint Roch" sembra interminabile per la donna che indossa un abito scuro che arriva fino ai piedi. Per lei ed altre 142 profughi arrivati al molo Colapesce i gradini stretti e ripidi sono l'ultimo ostacolo da superare per dire di avercela fatta e di toccare finalmente la terra ferma dopo interminabili giorni di navigazione. Comincia dalla scaletta del grosso mercantile la giornata dell'ultima ondata di profughi arrivata in città. Intorno alle otto del mattino il mercantile battente bandiera della Bahamas fa ingresso nel porto di Messina. A bordo ha 143 anime soccorse al largo di Bengasi. Sono per la maggior parte uomini o nuclei familiari provenienti dalla Siria, dal Ghana e dal Bangladesh.
Poche le donne sette in tutto e ci sono anche nove minori, alcuni sono bambini in tenera età che con passo incerto scendono le scale della nave tenendo stretta la mano dei genitori. Hanno uno sguardo spaurito ed anche un po' intimorito da tutta quella gente che si muove attorno a loro. Il più piccolo ha venti giorni. Per precauzione è stato portato al Policlinico per accertamenti. Per il personale dell'Asp che ha fatto un primo controllo, i profughi sono in discrete condizioni di salute. Solo una persona è stata portata in ospedale per problemi ad un braccio. Le operazioni di sbarco procedono senza intoppi seguendo un rituale ormai consolidato scandito dalla rodata macchina dell'accoglienza, coordinata dalla Prefettura.
Ad attendere i profughi, fin dalle prime ore del mattino, oltre al personale dell'Asp ci sono i volontari della Croce Rossa, della Misericordia, interpreti ed inoltre gli uomini della Capitaneria di Porto e le forze dell'ordine. Una catena di uomini e donne che li aiuta a scendere, li sostiene, li controlla e li rifocilla prima di farli salire sui pullman. Il primo passaggio è nelle due tende allestite sul molo. Uno dietro l'altro i migranti affrontano i gradini della scaletta, una lenta processione prima di salire a bordo dei pullman diretti verso il Pala Nebiolo all'Annunziata dove si svolgono le operazioni di identificazione e di raccolta della testimonianze per raccontare le fasi del viaggio e far emergere la presenza di eventuali scafisti. Un lavoro complesso affidato alla Squadra mobile. Le fasi dello sbarco durano un paio d'ore, a terra i migranti hanno una prima assistenza vengono rifocillati e rinfrancati con cibo e bottigliette d'acqua. Quasi tutti sono stanchi e stressati dal lungo viaggio in mare. Lo sbarco che avviene sotto gli occhi di tante persone. I messinesi si sono orami abituati all'arrivo di navi cariche di profughi, ieri mattina c'era anche un'imponente nave da crociera ormeggiata poco più avanti. La nave mercantile aveva soccorso in mare i 143 profughi lo scorso 18 settembre. Erano su un barcone di legno al largo di Bengasi, centro delle coste libiche da dove si erano messi in viaggio.
Da verificare il racconto di qualcuno che avrebbe parlato di due persone tornate indietro con il barcone. Come accade di solito i migranti non resteranno a Messina a lungo ma saranno trasferiti verso altri centri di accoglienza. Molti di loro sanno bene che il porto messinese è solo una tappa di un lungo viaggio che ancora devono compiere essendo per la maggior parte diretti verso il nord Europa. L'ultimo sbarco risale allo scorso 12 settembre, anche in quella occasione la nave mercantile era giunta al porto con un carico di immigrati, quasi tutti sono già partiti verso altre destinazioni.
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