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Capo d'Orlando, testa di capretto vicino alla casa di un ergastolano

Il ritrovamento è stato fatto dai familiari di Francesco Cannizzo, condannato per mafia. La polizia: «Indagini a 360 gradi»

CAPO D'ORLANDO. Una intimidazione raccapricciante e indagini che da due settimane vanno avanti nel più stretto riserbo senza, sino ad ora, aver raggiunto risultati concreti. La vicenda, infatti, è avvenuta a metà settembre in contrada Marcaudo, zona sovrastante San Gregorio alto attraversata dall’autostrada Messina-Palermo ma solo adesso se ne è avuto notizia. Ignoti hanno lasciato ai margini di una strada, una testa mozzata e scuoiata di un capretto con, in bocca, due cartucce da fucile da caccia caricate a pallettoni. Non sono molte le abitazioni nei paraggi ma, soprattutto, tra quelle più vicine c’è la villa di Francesco Cannizzo, 54 anni, da tempo in carcere per scontare una condanna all’ergastolo. Inoltre il ritrovamento è stato fatto da familiari dell’uomo che si sono rivolti alla Polizia.

Un avvertimento macabro e difficile da inquadrare e anche perché, ufficialmente, il commissariato di Polizia non esclude alcuna ipotesi, neppure che il messaggio possa essere per qualche altra persona. «Indaghiamo a 360 gradi anche perché in quella zona sono successe negli anni anche altre cose» si limita a dire qualche poliziotto, ma sembra quasi automatico (e i primi ad essere interrogati sono stati i suoi familiari che hanno trovato il macabro reperto) che il pensiero corra al pregiudicato 54enne, con gravi problemi di deambulazione a causa di un agguato di cui rimase vittima nei primi anni ’90 e detenuto a Parma da quando, nel processo antimafia MareNostrum è stato condannato al carcere a vita con la pesante accusa di essere uomo di spicco del clan tortoriciano capeggiato da Cesare e Vincenzo Bontempo Scavo.

 

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