MESSINA. Dal reparto di terapia intensiva ancora impacchettato e montato in un reparto fantasma, alle apparecchiature conservate nei cantinati assieme al materiale da buttare, ai sequenziatori di Dna mai utilizzati perchè non è mai stato acquistato il software per utilizzarli. La Regione indagherà sul presunto spreco da 40 milioni avvenuto all'ospedale «Papardo» per realizzare un polo oncologico d'eccellenza che non ha mai visto la luce. L'assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi ha incontrato a Palermo il direttore generale dell'azienda Papardo-Piemonte Michele Vullo e il management dell'ospedale.
Vullo, nei giorni scorsi, ha presentato un dettagliato esposto alla procura della repubblica, alla Corte dei conti, al ministero della salute e alla Regione, ipotizzando lo spreco. C'è il rischio che l'Europa non riconosca più quel finanziamento e che la spesa resti a carico della Regione. Secondo l'esposto, quei soldi, non servirono né a realizzare il polo oncologico né ad adeguare le strutture del Papardo per ospitare l'ospedale Piemonte. E c'è di più.
Nei cantinati del Papardo giacciono apparecchiature ancora impacchettate, come in un piano di un edificio deserto c'è un reparto di terapia intensiva completo per otto posti con il cellophane. E in un altro reparto ci sono due sequenziatori di Dna mai utilizzati probabilmente acquistati con gli stessi fondi. «Non siamo sicuri che si tratti dei fondi del polo oncologico perchè non abbiamo trovato gli incartamenti. Quello che è certo - spiega Vullo è che quei sequenziatori siano stati acquistati con fondi pubblici e che non siano mai stati utlizzati. Per questo abbiamo avviato contatti con ricercatori del Cnr e con ricercatori del policlinico. Vogliamo metterli in funzione e metterli a disposizione della cosiddetta medicina predittiva».
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