MESSINA. Sei giorni senz'acqua, con la rete idrica chiusa per un guasto a 40 chilometri dalla città, file per fare 'rifornimentò. Messina è a 'seccò ed in emergenza, e rischia di rimanerlo per altri giorni vista la difficoltà per ripristinare il servizio e l'allerta meteo che incombe nella zona dove si devono eseguire i lavori. L'acqua è distribuita o messa direttamente in rete con autobotti. Il premier Matteo Renzi è infuriato per la vicenda che - secondo fonti di Palazzo Chigi - ha definito «una vergogna». Da qui anche la decisione di far intervenire l'esercito che, con proprie autobotti, ha già fornito 8mila litri di acqua per i cittadini.
Un piano d'emergenza, in collaborazione con la Protezione civile, è stato attivato anche dal governatore della regione Sicilia, Rosario Crocetta; in arrivo una nave-cisterna e autobotti anche da Catania e Reggio Calabria. L'emergenza per cittadini, attività economiche e servizi primari, come assistenza e salute, cresce. Gli uffici pubblici e le scuole restano chiuse. La paura che ci voglia sempre più tempo aumenta tra i cittadini che hanno perduto la pazienza e protestano davanti la prefettura, sentendosi «abbandonati».
A dare loro voce è Rosario Fiorello che riesce a calamitare l'attenzione sulla città alla quale è legato per avere vissuto per anni nella vicina Letojanni: «Messina è senza acqua! Inaccettabile nel 2015! Si faccia qualcosa subito! Comune, Provincia, Regione, Governo», scrive su twitter lo showman siciliano, e i fari si accedono. L'indignazione infuoca i social network. Dai vip alle persone comuni tutti denunciano lo scandalo 'silenziosò di #Messinasenzacqua. Da Fiorella Mannoia a Alessandro Gassmann, da Rita Dalla Chiesa alla casa editrice Sellerio si parla di 'vergogna infinità di una situazione da 'tempo di guerrà. Dalla Cina lancia il grido d'aiuto per la 'suà Messina anche Maria Grazia Cucinotta: da un mese sul set a Qingdao per un nuovo film, chiede ai Governi centrale e regionale di «non abbandonare» la città:
«È un'inferno - scrive su Facebook - a volte mi lamento della Cina... ma qui in due giorni ricostruiscono una città». Il guasto è stato procurato sei giorni fa dal maltempo che ha causato uno smottamento a Calatabiano con la condotta idrica regionale travolta da un mare di acqua e fango, come il paese del Catanese che ha visto le sue strade attraversate da un fiume melmoso. Sembrava che tutto si potesse risolvere in pochi giorni, ma un movimento del terreno ha bloccato tutto e adesso nuovi temporali minacciano la zona. E questo rallenta, o meglio, blocca gli interventi, come spiega il presidente dall'Azienda meridionale acque di Messina (Amam), Leonardo Termini, «per evitare ulteriori danni alla condotta e di mettere a rischio la comunità di Calatabiano». «Stiamo valutando la possibilità - osserva il direttore dell' Amam, Luigi La Rosa - di realizzare un bypass di collegamento tra la condotta dell'Alcantara e quella di Fiumefreddo. Si cercano soluzioni tampone». «La situazione è gravissima - osserva il sindaco Renato Accorinti - il danno è in un posto impervio dove c'è stata una frana enorme e abbiamo dovuto costruire una strada per fare arrivare i tecnici per riparare il guasto. Nel tubo una volta immessi 1.000 litri d'acqua al secondo ci sono stati cedimenti nel terreno».
La prefettura di Messina segue direttamente la vicenda aprendo un tavolo tecnico che ha deciso di «incrementare i mezzi necessari al rifornimento d'acqua alla popolazione con l'ausilio della Protezione civile regionale e di altri Enti che hanno offerto la propria disponibilità». Si ipotizza l'uso di una nave cisterna di 5.000 tonnellate che possa immettere l'acqua direttamente nelle condotte idriche. Saranno inoltre ulteriormente aumentati i punti 'mobilì di distribuzione con autobotti. Ma anche meccanismi per evitare il proliferare della vendita di partite idriche 'in nerò da parte di privati. «L'acqua è un bene pubblico - sottolinea il sindaco Accorinti - e deve essere venduta a 'prezzo politicò. Non possiamo comprarla da privati che fanno prezzi insostenibili, ma la Regione Siciliana, nonostante il referendum popolare, non ha ancora provveduto a rendere pubbliche queste società». Intanto è scattato l'allarme rosso tra le categorie di produttori e commercianti. L'Unione nazionale consumatori ha deciso di «avviare una class action nei confronti dell'Amam», mentre Cgil e Cisl che denunciano «la sordità della politica».
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