MESSINA. Due immobili confiscati alla mafia e situati nei villaggi di Acqualadroni e Mili Marina, a Messina, sono stati assegnati all'associazione Arcigay di Messina «Makwan» per realizzare un pronto soccorso sociale e un presidio di accoglienza per presone lgbti in difficoltà. Non era mai accaduto che l'Arcigay ricevesse un bene sottratto alla criminalità organizzata. «E un risultato che speravano di raggiungere - ha spiegato Rosario Duca, presidente Arcigay Makwan, durante una conferenza stampa al Teatro Vittorio Enmanuele di Messina - Volevamo avere più di una struttura per dare unàassistenza articolata alla nostra comunità messinese e non solo. Il fatto che siano beni confiscati ci dà un grande responsabilità. Speriamo di poter dare assistenza adeguata a chi è vittima di discriminazioni. Sono tante a Messina le denunce di ragazzi cacciati da casa, anche se minori, dopo aver rivelato alle famiglie d'origine la propria omosessualità. Collaboreranno con noi personale dei servizi sociali e psicologi». «C'è un ribaltamento della funzione simbolica di questi edifici - spiega Sergio Lo Giudice, senatore del Pd -: da beni nelle mani della mafia a beni nelle mani di chi lavora per costruire valori del tutto opposti. Valori di accoglienza, di democrazia, inclusione sociale, rispetto dei diritti delle persone e non di prevaricazione. C'è incompatibilità tra movimento gay e la cultura mafiosa: da un alto la legge del più forte, dall'altra la nostra battaglia fatta per il rispetto dei diritti di ogni donna e ogni uomo. "È una grande battaglia vinta - spiega il sindaco di Messina Renato Accorinti - e fa fare un salto di qualità alla città nel rispetto dei diritti su temi che altrove vengono ignorati".