CAPO D'ORLANDO. «Da oggi parte la fase due: è la mafia che deve avere paura, li colpiremo con legnate ancora più forti». Lo afferma il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, all'indomani dell'agguato di cui è stato vittima con la sua scorta. «Io non mi fermo - aggiunge - continuerò a fare soltanto il mio lavoro e il mio dovere. Ho riposato e dopo la fase 1, parte la fase due: andare avanti senza fermarsi con maggiore determinazione».
Un «attacco da guerriglia civile», con scene da «terrorismo mafioso», con tanto di bottiglie Molotov per incendiare auto blindata e costringere gli occupanti a scendere. Ma il commando non ha fatto i conti con la reazione del vicequestore Davide Manganaro e degli altri poliziotti. Così un investigatore impegnato nelle indagini sull'agguato al presidente del Parco del Nebrodi, Giuseppe Antoci, e alla sua scorta, sulla dinamica della sparatoria.
Gli aggressori sarebbero «almeno tre», ma, sottolinea, è «difficile dirlo con precisione». La ricostruzione si basa sulle testimonianze della vittime: «hanno visto il lampo procurato da ogni esplosione, ma non le persone che hanno sparato». Per l'investigatore, la «mafia ha alzato il tiro» e un agguato del genere «non può non che essere deciso ad alti livelli».
«Hanno sottovalutato - conclude l'investigatore - che la reazione dello Stato sarà più forte di prima e che adesso l'attenzione su di loro sarà altissima, fino a quando non li prenderemo».
"Lo Stato e le Istituzioni mi sono vicine, non mi sento solo, anzi. Ho soltanto voglia di riprendere a fare il mio lavoro" ha ahhiunto Antoci. "Ho dormito bene - continua - sono relativamente tranquillo. Ho superato subito la fase della stanchezza. Sento la vicinanza di tutti. Ho ricevuto centinaia di telefonate, ma non ho potuto rispondere a tutti. Mi ha cercato due volte il premier Renzi, il ministro Alfano verrà in Sicilia, così come la presidente dell'Antimafia, Rosy Bindi".
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