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Messina, Guido Lo Forte in pensione: indagò su Andreotti e Ciancimino

Guido Lo Forte e il Capo della Mobile di Messina Giuseppe Anzalone

MESSINA. Lascia la magistratura Guido Lo Forte, procuratore generale a Messina, ma la cui storia è legata indissolubilmente alla procura di Palermo, dove ha esercitato le funzioni di pm per più di 30 anni, prima come sostituto e poi come aggiunto.

Il magistrato - che gli allora suoi superiori Giancarlo Caselli e Piero Grasso definirono "la mente organizzativa della procura di Palermo" - ha deciso di andare in pensione in anticipo (ha 68 anni, sarebbe potuto rimanere in servizio altri due anni). Oggi il plenum del Csm certificherà il suo collocamento a riposo con efficacia retroattiva, a decorrere dal primo di questo mese.

In magistratura dal 1974, Lo Forte ha lavorato per quasi tutta la sua carriera a Palermo, dove approda nel '76 come sostituto. Esperto di inchieste sulla pubblica amministrazione, dopo l'entrata in vigore della legge Rognoni-La Torre lega il suo nome alle indagini sul sequestro dei patrimoni dei cugini Nino ed Ignazio Salvo, dei fratelli Michele e Salvatore Greco, di Leonardo Greco e di altri boss mafiosi.

Poi è la volta delle grandi inchieste di mafia, come quella che porta alla condanna per associazione mafiosa dell' ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. Insieme ad altri colleghi della Direzione Distrettuale Antimafia conduce le indagini sull'assassinio dell' eurodeputato Salvo Lima e poi quelle sulle dichiarazioni dei pentiti che portano al processo al sette volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti.

Dal 2008 al vertice della procura generale di Messina, negli ultimi anni Lo Forte aveva accarezzato il sogno di tornare a Palermo nel ruolo di procuratore, ma il Csm gli ha preferito Francesco Lo Voi.

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