MESSINA. Trova in una vecchia botte di vino dismessa 174 milioni di lire in banconote. Ma lo stupore e la felicità per il ritrovamento di quel "tesoro" lasciano subito il posto alla delusione: quei soldi non possono essere più cambiati in euro.
E' quanto accaduto a una signora di 50 anni, residente ad Alessandria ma originaria di Messina che oggi - a due mesi dalla scoperta fatta nella cantina della casa di famiglia e dopo aver presentato diffida legale a Bankitalia - ha deciso di presentare in Tribunale, tramite i suoi legali, un decreto ingiuntivo per ottenere il pagamento della somma equivalente in euro.
Ma quello della signora non è il primo caso del genere registrato in Italia. Già in passato alcuni cittadini si erano visti chiudere le porte in faccia davanti alla richiesta di un cambio delle lire in euro.
"Se è vero infatti che era stato stabilito un termine decennale (2002-2012) per il cambio delle lire in euro, è altrettanto vero che qualsiasi termine di prescrizione o decadenza decorre da quando il soggetto è in grado di far valere il proprio diritto - spiegano i legali della signora - Ciò significa che i dieci anni per il cambio lire/euro decorrono dal giorno del ritrovamento delle somme in lire".
Già nel 2011, quando il decreto Monti sancì l’immediata decadenza del cambio della lira in euro, alcuni cittadini sollevarono l'illegittimità costituzionale della norma. Illegittimità che venne riconosciuta nel 2015 dalla Corte Costituzionale con la sentenza 216 che riportò l'Italia sulla lunghezza d’onda degli altri Paesi della Comunità europea.
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