
MESSINA. Società di capitali, conti correnti, beni mobili ed immobili, ed azioni riconducibili all'ex deputato Francantonio Genovese, al figlio Luigi, appena eletto all'Ars, ed ai suoi familiari sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando Provinciale di Messina, nell'ambito di un'inchiesta sul riciclaggio.
Luigi Genovese è entrato nella scena politica come l'ultimo interprete di una saga familiare che annovera tanti comprimari. In principio c'era il capostipite: Luigi, parlamentare democristiano dal '72 al '94, riuscito a evadere miliardi - allora c'erano ancora le lire - portandoli all'estero. Poi è stata la volta di Francantonio, il figlio: condannato a 11 anni per corruzione, siede a Montecitorio tra i banchi di Forza Italia. Sarebbe toccato a lui - secondo l'accusa - mettere al sicuro il tesoro, valutato ora in 16 milioni di euro, attraverso investimenti finanziari di varia natura. E sempre Francantonio, accusato di una maxievasione fiscale di 20 milioni, si sarebbe spogliato del patrimonio, grazie alla complicità della famiglia e in particolare del figlio Luigi, per non restituirlo allo Stato.
E c'è poi la terza generazione dei Genovese: Luigi, appunto, neo-eletto all'Ars in Forza Italia con quasi 18 mila preferenze a soli 21 anni, neofita della politica. A lui, sostengono gli inquirenti, il compito di fare da testa di legno prendendo il posto del padre nelle sue società per farlo risultare nullatenente e proteggere i beni di casa.
E' la saga criminale di una famiglia che conta a Messina e che oggi si è vista sequestrare beni per 30 milioni di euro, su un patrimonio stimato in oltre 100. Tutti i componenti del nucleo familiare - Francantonio, la moglie Chiara Schirò, il figlio Luigi, la sorella Rosalia e un nipote - sono indagati a vario titolo per riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta di beni ed evasione fiscale. L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Messina guidata da Maurizio De Lucia, è stata condotta dalla Finanza e parte dalla Svizzera.
E' Oltralpe che le Fiamme Gialle scoprono il tesoro di Luigi Genovese senior accumulato, secondo gli inquirenti, in anni di evasione fiscale. Indagando, la Finanza accerta poi una polizza assicurativa di 16 milioni, praticamente l'importo del denaro paterno, stipulata nel 2005 con la società Credit Suisse Life Bermuda Ltd da Francantonio Genovese.
"Il prodotto finanziario - spiegano gli inquirenti - è, palesemente, finalizzato ad occultare capitali all'estero". Continuando a scavare si scopre che, a partire dal 2013, sono stati spostati dalla Svizzera su un conto della banca Julius Bar, e intestato alla società panamense Palmarich Investments S.A., riconducibile a Genovese e a sua moglie, oltre 10 milioni. Interrogato il deputato sostiene sia eredità del padre che, però, all'epoca era ancora in vita. Per anni Genovese preleva soldi, tanti soldi, circa 8 milioni.
Spese familiari, dice. "Andavamo a molti matrimoni e poi la mia attività politica è dispendiosa", spiega. Ma per la Finanza è una giustificazione inverosimile. "E' evidente che i prelevamenti appaiono, in prima battuta, finalizzati a smobilizzare l'investimento estero con finalità di ulteriore riciclaggio e autoriciclaggio", spiegano le Fiamme Gialle. Incastrato poi dal fisco, che accerta un'evasione di 20 milioni, Genovese, nel tentativo di sfuggire all'aggressione patrimoniale nei suoi confronti, si spoglia di tutto il patrimonio finanziario, immobiliare e mobiliare a lui riconducibile, attraverso la società schermo GE.FIN. s.r.l. (ora L&A Group s.r.l.) e Ge.Pa. s.r.l., di cui deteneva il 99% ed il 45% delle quote sociali, trasferendolo al figlio Luigi.
Il gip, che parla di pervicacia criminale e non risparmia critiche pesantissime ai Genovese, è certo che il giovanissimo deputato, quarto indagato tra i neoletti all'Ars, fosse consapevole di quel che faceva. "Il suo notorio ingresso in politica, il modo spregiudicato di acquisizione della ricchezza, danno la probabilità, sia pur per la visione cautelare di protezione dei beni e dei soldi dovuti allo Stato, che si verifichi la stessa attività del padre", scrive.
"Sto già valutando insieme al mio legale di fiducia le iniziative da assumere in sede giudiziaria, certo di dimostrare la linearità e la regolarità della condotta mia e dei miei congiunti, nella gestione dei beni di famiglia", risponde lui. Mentre gli avversari politici, dal leader grillino in Sicilia Giancarlo Cancelleri all'esponente della sinistra Claudio Fava, non gli risparmiano critiche.
8 Commenti
Andrea
24/11/2017 08:20
Che bella famiglia !!!!! Quasi quasi li proporrei per fargli fare il presepe vivente
gionata
24/11/2017 10:08
E QUANTA GENTE E GIRATA ATTORNO FAVORENDO TUTTO CIO.......IN CINA NAZIONE IN ESPANSIONE ECONOMICA SE NON RESTITUISCI TUTTO QUELLO CHE HAI SOTTRATTO VIENI CONDANNATO ALLA PENA DI MORTE PER CRIMINI CONTRO IL POPOLO CINESE. SE INVECE RESTITUISCI IL TUTTO TI FAI L'ERGASTOLO A VITA. ..IN ITALIA SE RESTITUISCI IL TUTTO...COL CANNOCCHIALE SEI LIBERO,SE NON RESTITUISCI NULLA SEI PURE LIBERO.. CREDO CHE IN ITALIA BISOGNA ATTUARE LA LEGGE CINESE.
Guardiano del faro
24/11/2017 13:23
La stessa faccia..............
Ele
24/11/2017 13:34
Una sola parola...... vergogna!!!!!!!!
G
24/11/2017 14:31
Ma chi li ha votati dove li metti? Questa e’ la vergogna della Sicilia e non solo.
Fabio
24/11/2017 23:23
Avranno fatto lavorare tante gente.
Piero 2018
25/11/2017 08:47
Osservo che ad essere votati sono soprattutto i ricchi tipo Berlusconi perché il potere è nelle mani dei ricchi non dei più meritevoli che invece sono denigrati e derisi; la politica è uno scudo, una copertura, un modo per darsi visibilità, per comandare e fare i propri interessi; facile salire sul carro del vincitore che quando cade in disgrazia rimarrà solo e abbandonato da tutti tranne che dai i veri amici.
Guido
25/11/2017 09:27
Se penso che affidiamo l'amministrazione della cosa pubblica a facce simili. mi vengono i brividi!
Giufà
25/11/2017 09:42
E' innocente! I soldi se li è fatti vendendosi i capelli.