
I finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito 16 misure cautelari (2 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 11 ordinanze di divieto temporaneo di esercitare attività professionali o imprenditoriali) ed il sequestro di beni per di circa 15 milioni di euro nei confronti dei componenti di un'organizzazione criminale accusati di bancarotta, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, riciclaggio e auto-riciclaggio, falso ideologico in atto pubblico e appropriazione indebita.
Il provvedimento, nato da un'inchiesta coordinata dalla procura di Messina guidata da procuratore Maurizio de Lucia, è stato emesso dal G.I.P. del Tribunale Maria Vermigliò. Le indagini hanno permesso di individuare un'associazione per delinquere con al vertice due avvocati di affari messinesi e un commercialista peloritano che, anche avvalendosi di prestanomi, predisponevano per i loro clienti, imprenditori di tutta Italia, strumenti illeciti ed atti giuridici per compiere operazioni finanziarie e societarie finalizzate a nascondere il loro patrimoni ai creditori e al Fisco.
Nel corso dell'attività investigativa sono state ricostruite numerose operazioni illecite effettuate, nel periodo che va dal 2014 al 2017, dai professionisti messinesi per conto di importanti gruppi imprenditoriali presenti in diverse regioni italiane. Secondo un consolidato schema operativo i professionisti indagati provvedevano a svuotare grosse poste patrimoniali da diverse società in difficoltà trasferendoli in altre di nuova costituzione, lasciando i debiti alle società originarie.
Queste, poi, venivano messe in liquidazione dagli amministratori, perlopiù individuati nei prestanome e, successivamente, chiuse nel più breve tempo possibile, all'insaputa dei creditori in modo da evitare che, nel termine di un anno, potessero presentare istanza di fallimento.
Gli imprenditori coinvolti, tutti destinatari della misura interdittiva, sono: F.D.A., ex proprietario del Jolly Hotel di Messina, e la moglie P.I. I due coniugi sono attualmente proprietari di due alberghi a Chianciano Terme (SI), posti sotto sequestro; R.F. ed il figlio A.F. costruttori della provincia di Reggio Calabria; F. R. F. ed i figli G.F. e O.F. imprenditori di Policoro (MT) operanti in diversi settori economici, unitamente alla loro collaboratrice E.Z. di Milazzo (ME). E ancora B.L. ed il figlio V.L., imprenditori del settore alimentare operanti della provincia di Reggio Calabria e P.V.B. faccendiere di Milano.
E' stato sottoposto a sequestro preventivo un patrimonio immobiliare e mobiliare, costituito da alberghi, aziende, terreni, quote societarie e somme di denaro per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.
3 Commenti
A
04/02/2019 10:18
Da nord a sud, il vizietto degli italiani che depredano il paese. 100 miliardi di evasione , il paese senza questi personaggi disonesti sarebbe più ricco e più giusto . Dov’e’ la galera per questi signori? In America c’e’, persino Al Capone fini’ in galera per evasione fiscale e non per i suoi numerosissimi delitti.
nino chi !
04/02/2019 15:47
Se non ci fossero i poveri , non ci sarebbe il ricco sfondato ......storia vecchia quanto il mondo , attualissima che si ripete da sempre con l'aiuto furbo delle religioni !!!!
nino chi !
04/02/2019 11:22
I nomi e cognomi devono essere per esteso e non iniziali , che significano nulla !!!
renato ferrari
04/02/2019 14:39
Ragazzi, purtroppo questo è il paese dei campanelli e quasi sempre il lavoro delle forze dell'ordine finisce in prescrizione, in patteggiamento, in appello, contrappello, cassazione, rinvii, e chi vivrà vedrà. Mi spiegate qual'è il senso della prescrizione, il patteggiamento per reati fiscali, omicidi, mafia, droga, ndrangheta, camorra, ruberie politiche e chi più ne ha ne metta? Se è vero, come è vero, che il pesce puzza dalla testa, voi capite che certi leggi non dovrebbe farle il "pesce" .