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Stromboli, la fuga, le esalazioni e il respiro affannoso: il brasiliano ferito racconta la morte di Imbesi

«Dopo l’eruzione abbiamo cercato riparo in una zona dove il fuoco era già passato e pensavamo non tornasse. Ma correndo tra pietre e lapilli siamo caduti a terra. Massimo respirava sempre più affannosamente. Ho provato a rianimarlo con la respirazione bocca a bocca e poi con il massaggio cardiaco, ma non c'era più niente da fare. Mi sono accorto che non respirava più».

Lo racconta Thiago Takeuti, brasiliano di 35 anni, sopravvissuto ieri all’esplosione del vulcano a Stromboli, ripercorrendo gli ultimi momenti dell’amico coetaneo, Massimo Imbesi, deceduto probabilmente a causa delle esalazioni respirate. "Sono un miracolato. E mi chiedo perché sono rimasto vivo io", continua Thiago Takeuti.

Intanto, la salma della vittima è stata restituita ai familiari. Lo ha deciso la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto che ha ritenuto sufficiente l'ispezione cadaverica esterna eseguita dal medico legale nell'obitorio dell'ospedale di Milazzo.

Il corpo presenta un grosso ematoma al torace, che dimostra la caduta durante il tentativo di fuga. E arriva il cordoglio del premier Giuseppe Conte che su Twitter scrive: "Un pensiero a Massimo Imbesi che ieri ha perso la vita a #Stromboli e un abbraccio a i suoi cari. Nella notte sono rimasto in costante contatto con il Dipartimento della Protezione Civile per essere aggiornato sulla situazione. Ringrazio tutte le forze coinvolte nelle operazioni di soccorso e assistenza".

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