Scintille finite nel colorante. Prende corpo questa ipotesi nelle indagini sull'esplosione nella fabbrica di fuochi d'artificio a Barcellona Pozzo di Gotto.
Il procuratore capo Emanuele Crescenti ha eseguito un sopralluogo nei luoghi della strage. "Stiamo attivando tutte le verifiche sulla regolarità dei posti di lavoro sia della ditta Costa dove è avvenuto l'evento che della ditta Bagnato di Barcellona Pozzo di Gotto incaricata di effettuare dei lavori", ha detto. L'inchiesta ipotizza i reati di incendio colposo, omicidio colposo plurimo e disastro.
"Erano lavori - ha aggiunto - che servivano per la messa in sicurezza per blindare o creare delle barriere di sicurezza.
L'indagine di questo tipo richiede tempo e accertamenti tecnici, verifiche, analisi su quello che è successo e sulla documentazione che troveremo quindi non si fa in pochissimo tempo. L'ipotesi più plausibile ma siamo ancora in una fase di inizio attività è che le scintille del flex, il taglia metallo con cui stavano lavorando gli operai abbiano provocato delle scintille andate a finire non nell'esplosivo, perché non avrebbe creato problemi di questo tipo, ma siano finite nel colorante che ha preso fuoco ed ha fatto da miccia per l'esplosione devastante. Questa è l'ipotesi attuale di lavoro".
I primi soccorritori hanno trovato una devastazione. La sequenza delle esplosioni appare chiara. «Uno dei casotti che era in cemento armato è inesistente e l’onda d’urto venuta fuori da questo casotto ha provocato un’altra esplosione; un altro casotto è stato distrutto, mentre altri due sono stati fortemente intaccati. La signora Costa la prima vittima era in un altro dei casotto, è stata colpita dall’onda d’urto, il figlio non era stato colpito dall’evento, ma ha tentato di salvare la madre e si è procurato delle ferite molto rilevanti ed è a Palermo in gravi condizioni».
Intanto Barcellona è sotto choc. "Proclameremo il lutto cittadino quando ci sarà comunicata la data dei funerali delle vittime della tremenda esplosione di ieri. Nei prossimi giorni affronteremo la questione se sarà il Comune a pagare i funerali degli operai morti". Lo ha Il detto il sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto Roberto Materia. "La famiglia Costa - prosegue il sindaco - è molto conosciuta non solo a Barcellona, ma in tutta Italia, e anche gli operai erano conosciuti da molti cittadini. Il comune fa le condoglianze a tutte le famiglie dei deceduti a cui va il mio abbraccio personale. La magistratura sta indagando e farà chiarezza sulla dinamica dell'incidente".
Tantissimi i messaggi di cordoglio ai quali si uniscono anche i vescovi. L'arcivescovo di Messina monsignor Giovanni Accolla, col vescovo ausiliare e tutta la Chiesa diocesana, manifesta in una nota "particolare vicinanza a tutti coloro che sono rimasti coinvolti nell'esplosione della fabbrica di fuochi d'artificio di Barcellona Pozzo di Gotto".
"Esprimiamo cordoglio per le vittime e solidarietà per le famiglie - dice - assicurando la preghiera per coloro che hanno perso la vita nel tragico incidente e per quanti sono rimasti feriti, affinché scenda su tutti la consolazione del Signore. Non mancheranno, da parte di tutta la Comunità diocesana, gesti concreti di attenzione".
Lo strazio dei familiari delle vittime
"I miei figli ancora non sanno nulla, uno fa il compleanno tra pochi giorni e non so come dirglielo. E’ uno strazio. Lui vorrei che fosse ricordato col sorriso e con la forza di volontà che aveva sempre. Io so che non doveva essere lì, ma in un altro posto. Forse l’hanno chiamato, un’emergenza, non lo so...". Così Giada, la moglie di Giuseppe Testaverde, una delle cinque vittime nell’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio. «L'ho accompagnato nella sede della ditta per cui lavorava - ricostruisce la vedova - e mi ha detto 'ci vediamo questa sera'. Sul letto ho ancora i suoi vestiti per la cena a cui saremmo dovuti andare quella sera, al suo rientro. Quando ho sentito il boato ho avuto paura, un sesto senso". Giada ricorda il marito come un uomo "innamorato della sua famiglia". "Andava a lavorare sempre per 20 euro al giorno - sottolinea - e non guardava sabato, domenica, festivi per non farci mancare nulla. Non lo so che faremo, è uno strazio. Secondo me ci dovevano essere maggiori tutele, quelli dove erano non sono luoghi dove si può lavorare". Alla domanda se non sono stati rispettati tutte le norme di sicurezza, risponde: "Secondo me sì".
Gli incidenti precedenti
È una famiglia flagellata da incidenti e lutti legati al mestiere di produttore di articoli pirotecnici quella di Vito Costa. La fabbrica «Pirotecnica Vito Costa e figli» era nata agli inizi del '900. Fino a 20 anni fa l’azienda era intestata al fratello di Vito, Nicola, che la gestiva con la famiglia. La notte tra il 17 e il 18 agosto 1998 i sei edifici che costituivano la fabbrica, al centro di un appezzamento di terreno di circa 2 ettari, vennero distrutti da un’esplosione. Fortunatamente nell’azienda non c'era nessuno. Il boato, così come ieri, venne avvertito nei comuni vicini e i frammenti dei muri perimetrali furono scagliati a centinaia di metri di distanza. Alcuni giorni dopo un furgone della ditta carico di materiale pirico esplose nel comune di San Pier Niceto, nel Messinese: morì un operaio e rimase ferito il figlio di Nicola Costa, Antonino, che però non sopravvisse morendo alcuni giorni dopo in ospedale. Anche la moglie di quest’ultimo rimase ustionata a un braccio.
Dopo questi incidenti l’azienda venne ricostruita e la gestione passò al fratello di Nicola, Vito, anche per problemi di autorizzazioni. Ieri la nuova esplosione e la tragedia che ha sconvolto la comunità di Barcellona Pozzo di Gotto.
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