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Immigrazione clandestina, falsi matrimoni per avere il permesso di soggiorno: 16 arresti a Messina

Falsi matrimoni per ottenere il permesso di soggiorno e restare in Italia. Con un'operazione condotta all'alba, la guardia di finanza di Messina ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 persone (5 delle quali in carcere e 11 agli arresti domiciliari), che avevano creato due gruppi criminali dediti al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Le indagini sull'organizzazione che aveva sede a Messina, hanno permesso di far luce su un sistema illecito ormai strutturato. L'attività consisteva nell'organizzazione di matrimoni fittizi tra italiani e stranieri (marocchini, algerini e tunisini), per conseguire la carta di soggiorno per motivi di famiglia, essenziale per l’ingresso e la permanenza nel territorio italiano, o per “sanare” la posizione degli immigrati destinatari di decreti di espulsione già emanati dalla prefettura e resi esecutivi dalla questura.

Gli arrestati sono: Angela Augliera , Abderrahim Cherkaoui, Abderrahim El Asri, Yassine Errouichaq, Kaid Oussama Soussi, Alessandro Tricomi, Esmeralda Augliera, Laura Bonaccorso, Oussama El Haloui, Stefania Grasso, Angela Olivieri e Rita Valeriano. Altre quattro persone sono ricercate.

L'ORGANIZZAZIONE

Secondo le indagini condotte dagli specialisti del Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dirette dalla procura, al vertice dei due gruppi criminali c'erano due marocchini: il 36enne Abderrahim El Asri, detto Samir, e il 51enne, Abderrahim Cherkaoui, detto Abramo. Come se fossero dei veri e propri wedding planner, erano loro a organizzare i viaggi in Marocco degli sposi fittizi e a mettere a punto tutte le pratiche fino al falso matrimonio.I gruppi criminali si occupavano anche dell'acquisto delle fedi nuziali, al costo di un euro da negozi cinesi. Una volta celebrato il matrimonio erano loro stessi a occuparsi della separazione e del divorzio.

Al loro seguito c'erano alcuni collaboratori, tutti marocchini. Si occupavano di reclutare i falsi sposi e collaboravano al disbrigo delle procedure burocratiche. In Marocco c'erano altri due referenti che davano una mano per il rilascio dei documenti necessari alla celebrazione dei matrimoni in Marocco, presso il consolato generale d’Italia a Casablanca: si tratta della 51enne marocchina Z.L. detta Sara, e della figlia 26enne.

Coinvolte nell'attività c'erano anche testimoni di nozze e interpreti e infine una fitta rete di donne italiane, che vivevano in condizioni disagiate e che venivano coinvolte come spose e in un secondo momento per reclutare altri soggetti per i falsi matrimoni.

IL TARIFFARIO

Ogni attività aveva un prezzo: 10.000 euro era il costo sostenuto dallo straniero nei confronti dell’organizzazione. Venivano versati in contanti o attraverso i servizi di Money Transfer, eseguiti da soggetti apparentemente non coinvolti nella vicenda ma vicini ai membri del sodalizio criminale.

Allo sposo fittizio l'organizzazione versava tra i 2mila e 3mila euro, somme inferiori invece per intermediari, testimoni di nozze ed interprete.

"…Perché il lupo quando ha fame esce dalla tana…", diceva un indagato per sollecitare l'accettazione del matrimonio fittizio rivolgendosi ad una donna che mostrava segni di ripensamento. Prima di giungere alla stipula del contratto gli organizzatori adottavano ogni possibile cautela per provare la falsa convivenza dei novelli sposi: di qui la necessità di individuare una casa da adibire ad abitazione coniugale, in mondo che entrambi i coniugi vi trasferissero la residenza.

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