Pretendeva oltre 100 mila euro a titolo di tangente nell’ambito dell’esecuzione dei lavori di una gara d’appalto. Con questa accusa, dopo la denuncia dell’imprenditore che aveva ricevuto la richiesta i militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Messina hanno dato esecuzione stamattina ad un’ordinanza agli arresti domiciliari, emessa dal giudice per le indagini preliminari di Patti, nei confronti del direttore dei lavori di un cantiere nel comune di San Marco d’Alunzio.
Il gip ha riqualificato il reato, inizialmente ipotizzato come concussione (art. 317 cp), in quello di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità (artt. 56, 319 quater cp). Il provvedimento cautelare è stato adottato sulla scorta delle risultanze delle investigazioni condotte dalla Tenenza di Sant’Agata di Militello, unitamente agli specialisti del Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) del Nucleo di polizia economico-finanziaria (Pef) di Messina, coordinati dalla Procura della Repubblica di Patti.
Dalle indagini sono emerse le richieste di un ingegnere, con la qualifica di direttore dei lavori, che nell’ambito dei «lavori di consolidamento di un costone roccioso - a valle di via Cappuccini presso un cantiere del comune di San Marco d’Alunzio - oggetto di precedenti frane, abusando dei propri poteri a più riprese, ha preteso da un imprenditore somme di denaro, beni ed altre utilità, per fini strettamente personali in particolare, la corresponsione di oltre 100.000 euro a titolo di tangente».
I lavori, in particolare, riguardavano la realizzazione di paratie in calcestruzzo, sostenuti con barre d’acciaio infisse nella roccia ed opere connesse dirette a consolidare un costone roccioso sito nel comune di San Marco d’Alunzio. L’indagine è scaturita dalla denuncia presentata dall’imprenditore alla guardia di finanza di Sant'Agata di Militello ed è stata condotta anche mediante intercettazioni telefoniche, ambientali ed operazioni di video-sorveglianza. All’ingegnere viene contestata la propensione a servirsi della funzione pubblica lui attribuita per scopi di personale arricchimento.
«Sebbene deputato ex lege a controllare la regolare realizzazione di opere destinate a finalità collettive - si legge nella nota della finanza - anche attraverso la rendicontazione e l’asseveramento dei lavori svolti, proponeva all’impresa appaltatrice modifiche nell’esecuzione dei lavori previsti dal capitolato dell’opera pubblica, in modo da lucrare le somme così indebitamente “risparmiate”, per poi dividerle a metà, secondo i suoi intendimenti, con la stessa impresa incaricata di svolgere i lavori».
In particolare, le modifiche «proposte» dall’indagato riguardavano la riduzione della lunghezza di alcuni tiranti in acciaio, che avrebbero consentito di generare delle economie di spesa ammontanti a circa 200.000 euro. Tale «risparmio», secondo i propositi del direttore dei lavori, anziché essere riutilizzato nell’ambito dell’opera pubblica in corso di realizzazione, si sarebbe dovuto riflettere sul tornaconto personale dell’ingegnere e dell’impresa. Ma l’imprenditore non ha inteso partecipare all’accordo fraudolento ed ha invece denunciato i fatti.
Secondo la guardia di finanza, in definitiva, il direttore dei lavori, invece di porre in sicurezza un costone roccioso ad alto rischio idrogeologico, che, nel corso del tempo, è stato soggetto ad una serie di allarmanti movimenti franosi, mettendo a repentaglio l’incolumità pubblica e la stabilità delle infrastrutture (motivo per il quale l’amministrazione comunale, in varie occasioni, ha dovuto procedere allo sgombero delle abitazioni maggiormente compromesse, con soluzioni tampone), cercava di sfruttare la sua posizione, in modo da trarne un consistente vantaggio personale.
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