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«Sisma nello Stretto», via all'esercitazione: mezzo milione di persone riceverà un sms di allerta

Scatterà domani, a partire dalle 10, l’esercitazione che comprenderà 37 comuni della Città Metropolitana di Reggio Calabria e 19 di quella di Messina. Come base dell’allarme sarà ipotizzata una scossa sismica maggiore di quella registrata nella zona dello Stretto, nel 1975, a 5 chilometri dalla costa reggina. Mezzo milione di persone riceverà un sms di allerta.

«Il nostro è un Paese sismico, ma non solo; poi riscopriamo gli incendi, riscopriamo le alluvioni, i problemi geologici e del dissesto. Il nostro è un Paese bellissimo, ma che ha queste fragilità». Lo ha detto il Capo della Protezione Civile nazionale, Fabrizio Curcio parlando con i giornalisti a margine della presentazione dell’esercitazione di protezione civile «Sisma nello Stretto 2022».
«Il sisma è uno degli eventi - ha aggiunto Curcio - che più impattano sulle nostre comunità, come distruzione, devastazione e come tempi di ripresa. È da gennaio che stiamo lavorando su questa esercitazione nazionale. Abbiamo immaginato uno scenario severo, non per impaurire, ma per creare consapevolezza, perché i cittadini devono sapere su quale territorio vivono. Noi istituzioni dobbiamo sapere quali sono le possibilità che la natura, purtroppo, ci offre anche con le sue negatività e dobbiamo essere pronti, consapevoli, sereni, ma pronti».

«L’area dello Stretto - ha detto ancora Curcio - è storicamente uno degli scenari più gravi del Paese. Ovviamente, non è l’unico. Però ci sembrava opportuno agire, intanto perché quest’area insiste su due Regioni, ha un impatto importante, logisticamente ha delle difficoltà storiche di raggiungimento; è uno scenario che ci consente, purtroppo, di immaginare un terremoto ed un maremoto, con simulazioni specifiche con ferrovie, gestione sanitaria, gestione dei soccorsi a persone disabili, scenari di salvataggio o di tipo industriale. È un’area che, purtroppo, ci consente di esercitarci su più campi».

L'esercitazione coinvolge 19 Comuni del Messinese

Sarà mobilitato l’intero sistema di Protezione civile regionale, coinvolgendo una macchina di 2.200 volontari e 400 funzionari regionali e comunali, organizzati in 12 colonne mobili che si sposteranno da diversi siti della Sicilia con 450 mezzi e che confluiranno in 8 centri del Messinese, dove allestiranno altrettanti campi per l’assistenza alla popolazione. Nel dettaglio, gli 8 accampamenti totalmente autosufficienti (in quanto dotati di cucine, mense, servizi igienici) saranno dislocati a Messina, Roccalumera, Letojanni, Ali Terme, Rometta, Villafranca, Milazzo e Falcone.

Il presidente Schifani: «Bisogna prepartsi a situazioni estremme»

«Prepararsi a queste situazioni estreme è un momento importante di formazione, di cui ringrazio la Protezione civile, che ha sempre dato prova di professionalità e spirito di abnegazione, i Vigili del fuoco, i volontari, il Corpo forestale della Regione Siciliana e tutte le forze dell’ordine coinvolte». Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, intervenendo in videocollegamento, assieme al capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, alla conferenza stampa di presentazione dell’esercitazione «Sisma dello Stretto 2022». «Il nostro - ha aggiunto Schifani, ricordando i due piloti del canadair precipitati durante il servizio di spegnimento incendi nel Catanese - è un Paese estremamente solidale, che sa stringersi attorno al dolore delle vittime di calamità o dei caduti nelle missioni di pace. Siamo dotati di grande compostezza e allo stesso tempo di volontà di reagire nei momenti in cui siamo colpiti nel vivo dei nostri affetti e della nostra sensibilità». Il governatore siciliano ha ribadito anche l’impegno a portare avanti il progetto del Ponte sullo Stretto, «opera strategica per il Mezzogiorno e per la nostra economia». Il capo della Protezione civile regionale, Cocina, ha poi fornito i particolari dell’operazione che riguarda la parte regionale. «La prevenzione - ha sottolineato - è una cosa seria, si fa in tempo di pace perché si possa essere pronti in tempo di guerra».

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