I tamponi Covid venivano “effettuati” tutti i giorni, per un’ora la mattina (dalle 11 a mezzogiorno) e un’ora il pomeriggio (dalle 18 alle 19). Ma pure la domenica, dalle 17.30 alle 19. Un servizio aggiuntivo offerto da gennaio di un anno fa. Da quando, cioè, è entrato in vigore il decreto che istituiva l’obbligo vaccinale per gli over 50, a partire da febbraio, e l’obbligo di green pass per alcune categorie professionali. Ma i tamponi venivano effettuati davvero? No, anzi. E lo sapeva bene chi si rivolgeva alle quattro persone per le quali il gip del Tribunale di Messina ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Le misure sono state eseguite dai finanzieri del Comando provinciale di Messina, dopo un’indagine che si è concretizzata tra marzo ed aprile dell’anno scorso, scrive oggi la Gazzetta del Sud.
I quattro indagati sono un medico che era stato radiato dall’albo per un vicenda di aborti clandestini che lo aveva visto coinvolto e tre operatori di un laboratorio d’analisi, tra cui due biologi. In alcuni casi “l’ex” medico si sforzava quantomeno di simularlo, il tampone rapido: infilava il famigerato “bastoncino”, che tutti abbiamo imparato a conoscere con il deflagrare della pandemia, in bocca ai pazienti-clienti, ma senza eseguire un vero e proprio test antigenico. In altri casi non sprecava nemmeno questo tempo, perché di fronte a sé aveva persone conosciute e fidate.
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