Immobilizzata con la forza e poi costretta a subire violenza. Una scena ripresa con lo smartphone e poi diffusa sui cellulari degli amici. La vittima dei presunti abusi sessuali, che risalirebbero al 7 dicembre scorso, è una ragazzina di appena 12 anni e gli autori sarebbero due 15enni che sono stati arrestati dai carabinieri a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina.
I militari dell’Arma hanno dato esecuzione ad un'ordinanza applicativa della misura cautelare che è stata emessa - su richiesta della Procura del Tribunale per i minorenni di Messina - dal gip Rosa Calabrò. I due coetanei hanno avuto applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari in due diverse comunità alloggio per minori della Sicilia orientale, al fine di avviare un percorso educativo, con l’ausilio di operatori professionali.
Ai quindicenni, entrambi di Barcellona Pozzo di Gotto, viene contestata la violenza sessuale e privata e la diffusione di materiale di pedopornografia minorile. A rivolgersi ai carabinieri sono stati i genitori della ragazza, che hanno presentato una denuncia, dopo avere ascoltato il racconto della figlia in lacrime e ancora sotto choc. Dalle indagini sarebbe emerso che i due arrestati, «inducendola con un pretesto e con minacce», avrebbero condotto la 12enne, facendola salire a bordo di uno dei loro motocicli, in una campagna isolata a sera inoltrata in un luogo privo di lampioni o di altra luce artificiale. Poi gli abusi.
Non è questo il primo caso di violenza condotto da baby gang in quel comune. Ad ottobre nel Parco urbano intitolato al maggiore Giuseppe La Rosa un’altra 12enne è stata aggredita da un suo un coetaneo che l’ha prima insultata e dopo le ha sferrato un pugno in pieno volto, causandole lesioni al naso. I suoi genitori, si sono rivolti all’avvocato Carmelo Pino, per scrivere al prefetto Cosima Di Stani, al questore Gabriella Ioppolo e al sindaco Pinuccio Calabrò, per segnalare la situazione di degrado nel parco e nelle zone vicine e per chiedere un intervento e presidio da parte delle autorità di pubblica sicurezza. Anche precedentemente a questo caso nei mesi scorsi ci sono stati altri due bambini aggrediti e picchiati da altri minori. E un aumento dei fenomeni di violenza e abusi, definito «preoccupante» dagli esperti di tutto il mondo, si è verificato nell’anno del Covid, con particolare allarme per quelli perpetrati online, con il brooming, il sexting, il revenge porn, il sextorsion.
Per questo vengono continuamente reiterati appelli da istituzioni ed associazioni ai maggiori social network come Facebook perché vigilino su quanto avviene nelle loro piattaforme. Per quanto riguarda il fronte italiano, i dati rilevati da Telefono azzurro raccontano la gestione nel 2020 di 74 casi di abuso sessuale offline, con una media di circa 6 casi gestiti al mese. In totale durante il 2020, i minori coinvolti nei casi di abuso sessuale offline gestiti dal Centro Ascolto e Consulenza 1.96.96 sono stati 118. L’89 per cento di questi sono stati individuati come le vittime, l’8% come testimoni e il 3% come autori. Nel 32% dei casi, si è trattato di bambini tra gli 0 e i 10 anni, nel 30% di preadolescenti tra gli 11 e i 14 anni (+19 rispetto al 2019) e nel 38% di adolescenti tra i 15 e i 17 anni. Sempre dagli esperti arriva un allarme ancora più grande, e cioè il preoccupante abbassamento dell’età delle vittime. Gli ultimi dati di Telefono Azzurro, diffusi la scorsa settimana, testimoniano che la violenza entra sui pc dei minori senza filtri: a quasi un ragazzo su due (48% e 53% nel caso di ragazzi 15-18 anni) è capitato di incappare online in contenuti poco appropriati e nel 25% i contenuti apparsi li hanno turbati e impressionati. E dato ancora più grave, il 19% dei ragazzi ha cercato di controllare e limitare i contenuti sui social, ma non c'è riuscito.
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