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Messina, ha incassato per otto mesi la pensione dell'amico ricercato morto

Emergono i particolari della vicenda venuta alla luce dopo il ritrovamento del corpo quasi mummificato di Ferdinando Testa, che doveva scontare una condanna e aveva trovato rifugio al villaggio Bordonaro

L'appartamento sequestrato

Una storia orripilante emerge dal rione delle Case gialle, a Bordonaro, il quartiere di Messina ancora una volta sotto i riflettori per episodi disdicevoli. Un cadavere in avanzato stato di decomposizione è stato portato alla luce dalla polizia, nel corso di una perquisizione domiciliare in una delle identiche palazzine anonime a fianco dello svincolo autostradale di Gazzi. Era sommerso dalla spazzatura, come se fosse un rifiuto qualsiasi, nell’alloggio di un quarantanovenne messinese (A. B.), volto già noto alle forze dell’ordine. Che per svariati mesi avrebbe beneficiato della pensione di Ferdinando Testa, sessantaseienne di Melito Porto Salvo, da mesi sfuggito a un decreto di condanna e ricercato.  I due si conoscevano e l’ipotesi più accreditata è che il reggino avesse trovato ospitalità nella casa della città dello Stretto per evitare i conti con la legge. Per ricambiare, avrebbe concesso una delega al quarantanovenne affinché incassasse il sussidio mensile.ù

Il calabrese, stando all’attività investigativa coordinata dalla sostituta procuratrice Anita Siliotti, è deceduto tempo addietro per cause naturali. Infatti, le prime risultanze dell’autopsia disposta dalla stessa titolare dell’inchiesta, ed eseguita all’obitorio del Policlinico universitario Gaetano Martino dal medico legale Cristina Mondello, hanno scongiurato la presenza di segni di violenza sul corpo. E l’arresto cardiocircolatorio che ha stroncato Testa risale a non prima di otto mesi fa. Ma per avere un quadro più certo sull’accertamento tecnico irripetibile bisognerà attendere i canonici sessanta giorni. Allo stato, l’Ufficio inquirente del Tribunale di Messina ha indagato a piede libero il quarantanovenne - difeso dall’avvocato Salvatore Silvestro – con l’ipotesi di reato di occultamento di cadavere e truffa ai danno dello Stato.

L’ultimo capitolo di questo racconto dai risvolti raccapriccianti è stato scritto tra l’8 e il 9 maggio scorsi. Quella notte, i poliziotti della Squadra volante della Questura peloritana sono impegnati nei consueti controlli del territorio. Raggiungono il villaggio di Bordonaro ed effettuano delle verifiche sulla posizione del 49enne messinese, molto probabilmente conoscendo anche il rapporto recentemente instaurato con Testa, a sua volta raggiunto da una misura cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Calabria scaturita da una condanna definitiva a 5 anni di reclusione.

Gli agenti decidono quindi di effettuare una perlustrazione nell’immobile del Messinese, che risiede in affitto nella palazzina 4 delle Case gialle. Appena varcano la soglia d’ingresso del suo appartamento al terzo piano, riscontrano condizioni di degrado inimmaginabili. Nascosto tra indumenti e cianfrusaglie, disteso sul pavimento della camera da letto, giace un corpo quasi mummificato, con pigiama e calzini. Gli agenti informano immediatamente l’autorità giudiziaria, che fa intervenire sul posto anche i colleghi della squadra mobile e della polizia scientifica. L’immobile viene sequestrato, così come documenti d’identità e «carte», alcuni dei quali contraffatti. A.B., accumulatore seriale che aveva trasformato le mura domestiche in una discarica al chiuso, avrebbe aperto perfino un conto corrente postale per farsi accreditare il sussidio, ma quando il legittimo titolare è morto ha preferito non denunciare la scomparsa per continuare a intascarlo.

 

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