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Lipari, accusato di furto e maltrattamenti ad un cane, dopo 10 anni arriva l'assoluzione

Dalla Cassazione la vicenda giudiziaria è tornata in Corte d'Appello a Messina e ora arriva la sentenza della prima sezione penale che lo ha assolto perché il fatto non sussiste

Un uomo di Lipari da 10 anni è accusato di furto e maltrattamenti ad un cane pastore tedesco e dalla Cassazione la vicenda giudiziaria ritorna nuovamente in Corte d'Appello a Messina e ora arriva la sentenza della prima sezione penale che lo ha assolto perché il fatto non sussiste. Entro novanta giorni il deposito della sentenza.
Il professore Luigi Megna di Lipari, difeso dall’avvocato Saro Venuto, era stato accusato da due isolani, rappresentati dall'avvocato Alessandro Billè. Il cane si era allontanato da casa nell'agosto del 2013.

Megna aveva sempre negato le condotte contestate. Il cane fu rinvenuto dentro una sua proprietà a San Salvatore dopo giorni di ricerche da parte dei proprietari abitanti li vicino.
A seguito della denunzia il tribunale di Barcellona nel 2019, sulla base dell’istruttoria che si era articolata con prove testimoniali e l’acquisizione del certificato medico veterinario che attestava le pessime condizioni di salute del cane ritrovato all’interno di un casolare posseduto dall’imputato, lo condannava alla pena di mesi cinque di reclusione, e euro 300,00 di multa, oltre al pagamento delle spese processuali in favore della costituita parte civile, nonché il diritto al risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede.

Proposto appello, la Corte di Appello di Messina, nel maggio 2020, lo assolveva dal reato di maltrattamenti del cane perché il fatto non sussiste, e confermava la condanna per il reato di furto e concesse le circostanze attenuanti generiche, rideterminava la pena in mesi quattro di reclusione e 200 euro di multa. Confermava la condanna alle spese processuali e di parte civile liquidate in complessive 900 euro, oltre rimborsi di legge.
Il Megna che aveva rinunciato alla prescrizione, proponeva ricorso per Cassazione e accoglieva le censure mosse alla sentenza della Corte di Appello annullandola con rinvio per un nuovo giudizio avanti ad altra sezione della stessa Corte di Appello e ora è giunta l’assoluzione.

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