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Barcellona Pozzo di Gotto, rapina in banca: la Fabi preoccupata

I tre non hanno usato armi per intimidire o minacciare gli impiegati. Indossando caschi integrali, per fare irruzione nell'agenzia hanno utilizzato una porta di servizio posta sul retro dell'edificio

L'Unicredit di Barcellona Pozzo di Gotto

Si è trattato di una rapina inusuale a Barcellona Pozzo di Gotto messa in atto ieri dopo la chiusura della banca. I rapinatori, entrati in azione, non hanno usato armi per intimidire o minacciare gli impiegati della filiale storica dell'ex Banco di Sicilia. In tre, indossando caschi integrali, per fare irruzione nell'agenzia hanno utilizzato una porta di servizio posta sul retro dell'edificio che ospita la filiale dell'Unicredit di via Roma. Sembra che i malviventi siano riusciti con una facilità estrema a introdursi nell’istituto di credito. A quanto pare, la porta utilizzata è stata forzata senza particolari difficoltà.

L'azione criminale è avvenuta qualche istante dopo le 16. A quell'ora all'interno dell'agenzia non vi erano clienti perché era finito il ricevimento del pubblico e nelle postazioni di lavoro c'erano soltanto gli impiegati della banca. Ai rapinatori è bastato intimare loro di consegnare il denaro disponibile che ancora non era stato riposto all'interno della cassaforte, solo 4mila euro. Questa la stima che gli stessi bancari hanno fatto dopo che sul posto sono intervenuti gli agenti di polizia del Commissariato di Barcellona. Da quel momento è scattata la caccia ai banditi. Nessuno sembra aver notato i tre allontanarsi. Nemmeno i dipendenti della filiale che sarebbero rimasti rimasti fermi senza lasciare l'agenzia attendendo l'arrivo della volante della polizia.

Da li a poco sul posto anche i carabinieri della Compagnia di Barcellona che hanno partecipato assieme alla polizia del locale Commissariato alle ricerche che fino adesso non hanno dato alcun esito.  Le indagini si sono poi concentrate sull'acquisizione delle riprese delle telecamere di video sorveglianza per verificare se emergono particolari sugli spostamenti dei tre rapinatori.

Gabriele Urzì, segretario provinciale Fabi Palermo e responsabile salute e sicurezza del sindacato, esprime preoccupazioe. «Siamo a nove rapine nel 2023 in Sicilia - dice - e il fenomeno non conosce sosta con le banche che continuano a sottovalutare il problema. Qualcuno sembra non capire che la situazione sta sfuggendo di mano». Secondo la Fabi, «ci si ostina a non volere prendere provvedimenti seri e risolutivi, come il ripristino delle guardianie armate nelle filiali che, per allocazione logistica o volume d’affari, sono più a rischio. I fatti avvenuti dall’inizio dell’anno sono inquietanti ed è gravissimo che tanti colpi in banca ormai siano caratterizzati da sequestro di clienti e dipendenti con intollerabili atti di violenza. Forse si aspetta che ci scappi il morto? Le banche sottovalutano il problema - continua Urzì - e occorrono massicci investimenti in sicurezza prima che accada qualcosa di veramente grave, ripristinando massicciamente la guardiania armata che costituisce il deterrente più efficace contro i malintenzionati. Non si può fare affidamento soltanto sull’eccellente lavoro di polizia e carabinieri a cui va tutta la nostra riconoscenza. Ma occorre aumentare la prevenzione da parte delle banche che si affidano ormai ad impianti di videoregistrazione e ad altri apprestamenti tecnologici di sicurezza che, come risulta evidente, non riescono ad evitare le rapine».

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