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Dai pesci pappagallo ai barracuda, così cambia il mare eoliano

Monica Blasi, biologa romana ormai da 20 anni in servizio a Filicudi, dirige un mini ospedale per curare delfini, tartarughe, capodogli ed è fondatrice dell’associazione Conservation

La biologa Monica Blasi

“Come sta cambiando il mare Eoliano?”. Se lo chiede Monica Blasi, biologa romana ormai da 20 anni in servizio a Filicudi dove dirige un “mini ospedale” per curare delfini, tartarughe, capodogli e fondatrice dell’associazione “Conservation”.

“Ci stiamo abituando – spiega - a nuotare tra i pesci pappagallo e i barracuda e ad osservare sul fondale e tra le fessure della roccia granchi corridori e vermocani che divorano stelle marine e nudibranchi.
Abbiamo parlato spesso di quanto la pesca intensiva abbia contribuito a ridurre drasticamente le risorse ittiche del mare Eoliano ma poi c'è un altro fattore che aggrava la situazione, il cambiamento climatico”.

“Specie alloctone o finora confinate nelle porzioni più meridionali del nostro Mediterraneo – puntualizza - traggono vantaggio dall'aumento della temperatura, dalla carenza di predatori e da una generale condizione di degrado del mare riducendo la nicchia trofica di specie autoctone o anche diventando voraci predatori della fauna marina nostrana”.

E ancora ”Il vermocane, Hermodice carunculata, è l'esempio più lampante, una volta tipico solo delle coste Ioniche e dell'Adriatico meridionale ora diffuso ovunque nel Tirreno. Si nutre principalmente di prede morte ma anche di nudibranchi, anemoni, oluturie, ricci, stelle marine ed altri organismi marini presenti sul fondale. Si parla ancora poco di quanto possa diventare pericoloso per il nostro mare questo vorace predatore, tra l'altro molto urticante, che non solo sta aumentando numericamente e in dimensioni ma anche espandendo il suo areale di distribuzione, provocando una drastica riduzione della biodiversità marina nonché danni al settore della pesca artigianale e potenzialmente a quello turistico”.

Ma non è finita “Il granchio corridore atlantico – aggiunge ancora la dottoressa Blasi - il Percnon gibbesi, originario delle coste orientali americane e prettamente erbivoro, che con le sue notevoli capacità di schivare i ben pochi residui predatori, come ad esempio i polpi, ha ridotto la nicchia trofica delle specie autoctone come Eriphia verrucosa e Pachygrapsus marmoratus, che condividono lo stesso habitat.
Il pesce pappagallo, Sparisoma cretese, sempre più comune sui nostri fondali e in espansione alle alte latitudini: questa specie è il diretto competitore dell:erbivora salpa, Sarpa salpa, nutrendosi principalmente di alghe e piccoli invertebrati”.

E conclude “Ma poi ci sono osservazioni non ancora ben riportate a livello scientifico che indicano come alcune specie si stiano adattando meglio di altre a questa nuova condizione di cambiamento del mare. Osserviamo sempre più frequentemente il nudibranco Aplisia dactilomelas, un mollusco gasteropode proveniente dai Caraibi e dall'atlantico tropicale, che sta espandendo il suo areale colonizzando i fondali rocciosi e nutrendosi di alghe. Sempre più rara da osservare purtroppo la nostrana Aplisia fasciata”.
Foto notiziarioeolie.it

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