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Università di Messina, nuova inchiesta sulla gestione dell'ex rettore Cuzzocrea

Il nuovo filone dell'indagine riguarda i rilievi mossi dall’Anac su alcuni appalti dell’ateneo, diverse persone iscritte nel registro degli indagati

La Procura di Messina ha iscritto diverse persone nel registro degli indagati in merito ai rilievi mossi dall’Anac che segnalò «inadempienze e irregolarità negli appalti banditi dall’Università di Messina». La notizia, pubblicata oggi dalla Gazzetta del Sud, riguarda bandi contestati dall’Autorità anticorruzione relativi alla gestione del precedente rettore Salvatore Cuzzocrea, costretto a dimettersi per un’altra indagine che lo riguarda.

Gli appalti segnalati dall’Anac sui quali adesso indaga la Procura sono relativi ai lavori per l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare dell’Ateneo (importo di dieci milioni di euro); di restauro conservativo dei prospetti e riqualificazione del patrimonio immobiliare universitario (importo complessivo 7.808.000 di euro); l’esecuzione dei lavori per la riconversione residenze universitarie in due plessi dell’Università (importo affidamenti euro 9.363.953 e di euro 8.419.316).

L’indagine riguarda inoltre affidamenti di forniture e servizi: fornitura e posa in opera di arredi didattici (importo complessivo euro 1.364.740); fornitura e posa in opera di completamento di arredo e accessori (importo complessivo euro 403.124), entrambi affidati con delibera del consiglio d’amministrazione dell’università di Messina il 24 settembre del 2021.
L’Anac contestava all’ateneo l’insussistenza dei presupposti per l’applicazione del regime derogatorio del Decreto semplificazioni, tenuto conto che tale deroga doveva essere riferita ai casi di sussistenza di ragioni di estrema urgenza strettamente derivanti dall’emergenza sanitaria in corso.

L’ex rettore Salvatore Cuzzocrea quando la notizia dell’intervento Anac fu resa nota all’epoca precisò che «l’università di Messina ha operato in pieno rispetto delle indicazioni della Commissione parlamentare e dei lavori della conversione in legge del decreto n. 76» che questa «posizione è stata suffragata dalla risposta inviata all’interrogazione parlamentare da parte del ministro dell’Università Maria Cristina Messa». «E siccome l’ateneo risponde al ministero - concluse il rettore -, non possiamo far altro che applicare l’interpretazione governativa alla norma che disciplina il mondo universitario».

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