Un blitz antimafia interforze che ha portato all’esecuzione di 37 misure cautelari nei riguardi di appartenenti e indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa di Tortorici. L’operazione si è svolta, oltre che in provincia di Messina, anche in quele di Siracusa, Enna, Rovigo, Catania e Gorizia. L’indagine è coordinata dalla Dda di Messina.
Il provvedimento segue gli esiti dall’operazione «Nebrodi» del gennaio 2020 che aveva fatto luce sulla fitta interconnessione di interessi criminali sui fondi europei e che aveva condotto all’arresto oltre 100 persone, 91 delle quali il 31 ottobre 2022. Il tribunale di Patti, nel processo di primo grado, ha emesso sentenza di condanna per complessivi 600 anni di reclusione e tra qualche settimana inizierà il processo di secondo grado davanti alla Corte d’appello di Messina.
Avvalendosi anche delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, appartenenti al gruppo mafioso dei Batanesi, oggi è stato possibile ricostruire l’esistenza della «famiglia tortoriciana» composta dai Bontempo Scavo e dei Batanesi, accusati di estorsioni e truffe aggravate a danno dell’Unione europea e dell’Agea. Gruppi che controllavano la coltivazione, l’acquisto e il commercio al minuto di droga che avveniva nel versante tirrenico della provincia di Messina, tra Tortorici, Sinagra, Capo d’Orlando e Rocca di Capri Leone.
Un’impresa calabrese impegnata nei lavori di realizzazione del metanodotto nel fiume tra i Comuni di Mistretta e Santo Stefano di Camastra sarebbe stata costretta a consegnare 4 mila euro per le festività di Natale e Pasqua di ogni anno, a partire dal 2015 e sino al 2018. Alcuni privati erano costretti a cedere terreni da destinare al pascolo.
Sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 14 ordinanze di sospensione dall’esercizio di attività imprenditoriali. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, è stato eseguito eseguito il sequestro preventivo di 349 titoli Agea, definiti «tossici» e di somme superiori a 750 mila euro su conti di 8 società derivanti dalle erogazioni riguardanti le campagne agricole 2015-2020.
Le investigazioni confermano che le frodi comunitarie continuano a rappresentare uno dei principali mezzi di finanziamento illecito delle organizzazioni mafiose (unitamente a estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti), più appetibili perché espongono gli autori a minori rischi.
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