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Milazzo, confiscati beni per un milione a un ex poliziotto ritenuto vicino al clan dei Barcellonesi

Troppa la sproporzione tra i redditi dichiarati e la disponibilità patrimoniale che contava anche

Mega confisca nei confronti di un presunto appartenente al clan dei barcellonesi. I finanzieri del comando provinciale di Messina hanno eseguito un decreto di confisca emesso dal Tribunale di Messina - sezione misure di prevenzione, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura, relativo al patrimonio societario, mobiliare ed immobiliare, per un valore stimato di circa un milione di euro, riconducibile ad un ex appartenente alla penitenziaria ed ex gestore di note discoteche a Milazzo, ritenuto vicino al clan mafioso dei barcellonesi.

La precedente condanna

La persona colpita dal provvedimento, a seguito delle indagini dell’operazione antimafia Dinastia, è stata condannata anche in secondo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso e di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. La sentenza deve essere ancora vagliata dalla Corte di Cassazione.

Disponibilità sproporzionata

Sulla scorta degli approfondimenti economico-patrimoniali condotti dalla compagnia della guardia di finanza di Milazzo, in sinergia con gli specialisti del Gico di Messina, è stata riconosciuta la disponibilità di beni (e contratti di leasing) in misura sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati.

La confisca

Nel corso dell’attività, sono stati confiscati due compendi aziendali, comprensivi dei relativi beni patrimoniali, attivi nel settore del noleggio autoveicoli ed attrezzature per lavori edili e un immobile, nel Comune di Milazzo, nonché 8 autoveicoli e  3 rapporti finanziari, per un valore complessivo di stima pari a circa un milione di euro.

L’operazione testimonia il costante impegno della Direzione distrettuale antimafia di Messina, della sezione Misure di prevenzione del Tribunale, nonché della guardia di finanza di Messina, volto ad individuare le ricchezze illecitamente accumulate, per restituirle alla collettività onesta, ricorrendo a tutti gli istituti giuridici di aggressione patrimoniale previsti dall’avanzata normativa antimafia nazionale.

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