Il consiglio di giustizia di Palermo ha concesso la sospensiva dopo il ricorso presentato dalla società Filippino della famiglia dell'imprenditore Antonio Bernardi, di Lipari che gestisce il noto ristorante in piazza Mazzini, a due passi dal palazzo comunale.
È stata difesa dall’avvocato Luciano Scoglio. La giunta Gullo è stata rappresentata dall’avvocato Giovanni Marchese. L’ordinanza è stata firmata dal presidente Roberto Giavignoli e ha accolto l’istanza cautelare e per l’effetto ha sospeso l’esecutività della sentenza impugnata. E ha compensato le spese. L’udienza di trattazione del merito sarà fissata dal presidente.
Il ricorso era stato presentato dopo che il tar di Catania (presidente Aurora Lento), aveva rigettato il ricorso per il mantenimento del suolo pubblico. La società nel ricorso contestava la delibera della giunta Gullo che aveva incaricato il dirigente preposto di rigettare le istanze per l’ottenimento del suolo pubblico di metri quadri 165, con riferimento al silenzioso inadempimento. Il contenzioso va avanti da decenni tra ricorsi e contro ricorsi al tar, al Cga e anche in tribunale.
Aumento del canone contestato, richiesta di pagamento di oltre 700 mila euro e causa iniziata per i danni subiti dal locale per i lavori di rifacimento della stessa piazza che si sono trascinati per anni anche per l'incompiuta.
Al tribunale di Barcellona invece è stato rigettato il decreto ingiuntivo presentato dalla giunta Gullo per il riconoscimento del debito di oltre 700 mila euro. Ma proprio all’inizio della stagione turistica sono quasi tutti gli esercenti ad essere in agitazione. Si contesta il ridimensionamento del suolo pubblico deciso dalla giunta Gullo per bar, ristoranti e negozi, già attuato la scorsa estate per l’occupazione selvaggia che vi era soprattutto nel centro storico.
«Ma è un regolamento per l’occupazione del suolo pubblico – dice Tiziana Medda, responsabile di una trattoria - che non si addice certo alla peculiarità del territorio delle Isole e che crea danni all’economia eoliana. Si vuole tornare all’emigrazione di massa soprattutto dei giovani, che cosi continuando non troveranno più neppure quei lavori stagionali di sei mesi e lasciare che questi territori diventino deserti? E poi - si chiede - vengono applicate norme e regole allo stesso per tutti gli esercenti?».
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